Mappe, armi, obiettivi: anche la Cisgiordania nel piano di Hamas per sorprendere Israele

Voleva entrare in profondità nel territorio e favorire la rivolta palestinese. Per tre anni ha finto di non cercare più lo scontro per sorprendere gli israeliani

Mappe, armi, obiettivi: anche la Cisgiordania nel piano di Hamas per sorprendere Israele
di Mauro Evangelisti
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Martedì 14 Novembre 2023, 06:30 - Ultimo aggiornamento: 15 Novembre, 08:40

Avevano mappe, scorte di generi alimentari per giorni, lanciagranate, Ak-47. Era stato preparato un piano sofisticato per ingannare Israele, fare credere che il pericolo fosse a Nord, che in fondo a Gaza la situazione si stava normalizzando. L'assalto di Hamas del 7 ottobre è stato un successo nella logica criminale dell'organizzazione terroristica: ha lasciato sul terreno 1.300 morti israeliani in gran parte civili, ha consentito di prendere in ostaggio 239 persone (anche bambini) e mostrato la fragilità del sistema di sicurezza dello Stato ebraico considerato tra i migliori al mondo. Ora emerge, però, che una parte del piano non è stata completata: doveva esserci una fase 2 per arrivare fino alla Cisgiordania e mettere così in difficoltà anche l'Autorità nazionale palestinese.

 

Ferocia

Trucidare donne e bambini, incendiare le abitazioni e i kibbutz, ammazzare i giovani che partecipavano a una festa nel deserto o i braccianti agricoli thailandesi aveva un obiettivo preciso, che in parte è stato, quello sì, raggiunto: causare una reazione militare massiccia e rabbiosa di Israele, fare in modo che venisse versato molto sangue palestinese, come hanno detto apertamente, senza scrupoli morali, i vertici politici di Hamas (i leader che se ne stanno nel lusso degli hotel di Doha). L'attenzione, dopo il massacro del 7 ottobre, doveva spostarsi sull'azione militare, prevista e prevedibile, di Israele. E questo è avvenuto: oggi nelle piazze di tutto il mondo, anche in Occidente, incredibilmente nessuno parla più di un massacro terribile come quello del 7 ottobre, sembra essere stato rimosso dalle coscienze, ma si protesta solo contro la risposta militare di Israele. Anche a questo puntava Hamas.
A ricostruire il grande piano è stata una lunga inchiesta del Washington Post, che ha sentito decine di esperti, funzionari e analisti di intelligence occidentali e mediorientali. Tutti concordano: Hamas e i suoi sostenitori ricorderanno il 7 ottobre come un successo. L'organizzazione terroristica voleva ritrovare un'attenzione internazionale che aveva perduto e c'è riuscita. La preparazione è durata diversi anni, è consistita nell'acquisto di armi, nell'addestramento di migliaia di miliziani nella città sotterranea dei 500 chilometri di tunnel sotto Gaza, è stata studiata in gran parte dal leader militare di Hamas, Yehya Sinwar, a cui oggi l'esercito israeliano sta dando la caccia. Utilizzando anche tecnologie semplici, come droni a basso costo, sono state realizzate le mappe dell'area circostante la Striscia, mentre alcuni dei 20mila palestinesi che ogni giorno uscivano da Gaza per lavorare in Israele hanno consentito di accumulare informazioni. Ma ancora più sofisticata è stata la strategia politica: negli ultimi due anni Hamas ha scelto un profilo basso, ha simulato di non cercare più lo scontro, convincendo Netanyahu a spostare forze militari e attenzione a Nord, in Cisgiordania.

 

Politica

Scrive il Washington Post citando Michael Milshtein, ex capo degli affari palestinesi nel dipartimento dell'intelligence militare: «Era un messaggio che gli israeliani volevano sentire: "Hamas non vuole più guerre". Per rafforzare questa percezione di moderazione, gli scontri con Israele dopo il 2021 sono cessati. Il gruppo si è astenuto dall'intervenire in diverse occasioni quando il gruppo alleato della Jihad islamica ha lanciato razzi. Per molti in Israele si trattava di un'ulteriore prova del fatto che Hamas era cambiata e non cercava più un conflitto sanguinario. Alcuni report suggeriscono che i funzionari di Hamas abbiano addirittura passato informazioni sulla Jihad islamica agli israeliani per rafforzare l'impressione che stessero collaborando». Facendo passare il messaggio che ad Hamas interessasse il miglioramento delle infrastrutture e della qualità della vita a Gaza, i leader dell'organizzazione hanno ottenuto ricchi finanziamenti dall'Unione europea e anche Israele ha consentito al Qatar di consegnare 30 milioni di dollari al mese. La qualità della vita a Gaza non è migliorata, la povertà è rimasta, intanto Hamas potenziava il suo arsenale e la rete dei tunnel, per organizzare l'attacco a sorpresa del 7 ottobre. «Le distrazioni e gli stratagemmi hanno funzionato. A Gaza, a meno di 80 chilometri dalla Cisgiordania, l'armamento e l'addestramento delle squadre di assalto di Hamas sono stati in gran parte ignorati» osserva il Washington Post. Il 7 ottobre Hamas ha potuto lanciare 3.000 razzi e ordinare a migliaia di uomini «di infiltrarsi al confine, via terra, aria e mare. Hanno usato droni per accecare i sensori al confine e le postazioni di mitragliatrici automatizzate. Esplosivi e buldozer per aprire buchi nel muro perimetrale». Le squadre di assalto sono passate in 30 varchi differenti raggiungendo 22 città israeliane differenti dove hanno trucidato anziani, donne, bambini.
 

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