Raphael ricorda benissimo la mattina dell'11 agosto 2013: «Mi piace salire sui ghiacciai, sono partito di casa verso le 5, sono arrivato sulla morena laterale, sapevo che era il posto in cui si erano schiantati alcuni aerei tanti anni prima e che da sempre lì si trovavano resti e lamiere. Stavo attraversando il ghiacciaio e ho visto una pietra: mi è sembrata giada, l'ho messa in tasca, poi dopo qualche metro ho visto una scatolina di metallo, senza coperchio, piena di sacchetti, ne ho aperto uno, era pieno di pietre preziose, zaffiri credo».
IL RACCONTO
Quel giorno Raphael trovò il tesoro del Kangchenjunga, il Boeing 707 di Air India precipitato sul ghiacciaio dei Bossons, sotto la cima del Monte Bianco il 24 gennaio 1966.
NESSUN EREDE
Otto anni d'inchiesta non sono serviti per trovare un erede. Per gli esperti nessun dubbio: le pietre preziose, quasi tutti zaffiri e smeraldi, venivano dall'India (made in India era scritto su tutti i sacchetti) e appartenevano a un passeggero del volo 101 Bombay-New York precipitato nel '66. «Almeno una decina di eredi delle vittime di quel volo si sono fatti vivi in questi anni cercando di dimostrare che le pietre spettavano a loro, ma alla fine si è rivelato tutto falso», ha detto Eric Fournier, sindaco di Chamonix. Il Comune vorrebbe invece esporre il tesoro e arricchire Il museo dei cristalli del paese. «Racconteremo la storia di queste pietre - ha detto il sindaco - In questo modo renderemo anche omaggio alle vittime».
I TROPPI MISTERI
Di chi erano quegli smeraldi e quei zaffiri? Perché si trovavano su quel volo? La scatolina di metallo trovata da Rapahel non è che l'ultimo di una serie di misteri che avvolge da sempre i due schianti sul Monte Bianco. Sul Kangchenjunga, precipitato nel '66, restano in particolare tanti punti che non si chiariranno probabilmente mai. A bordo dell'aereo viaggiava Homi Bhabha, padre del programma nucleare indiano. La sua valigetta fu ritrovata anni dopo ma non la scatola nera dell'aereo. Scomparsa. Voci parlarono di una collisione con un aereo della Nato. Un giornalista affermò di aver trovato una prova, un pezzo di aereo che non poteva appartenere a nessuno dei due velivoli indiani. Per anni quel ghiacciaio che scende fin quasi a Chamonix, sul versante francese, ha restituito soprattutto i resti delle vite finite in quegli incidenti, resti umani, abiti, documenti, fotografie.