Fra le nuove armi che l'Italia potrebbe inviare in Ucraina ci sarebbe anche un sistema cibernetico in grado di "rubare" i droni russi portandoli ad atterrare in territorio amico. Il sistema si chiama Guardian e la sua integrazione in altri sistemi antidrone è stata presentata lo scorso settembre da Leonardo. L'azienda italiana è stata coinvolta in un programma britannico di protezione dai droni ostili ed è riuscita a combinare la tecnologia elettronica Ninja brevettata da un laboratorio dell'aviazione americana con il sistema antidrone Orcus della Royal Air Force britannica.
Come funziona
In estrema sintesi, il sistema Ninja è in grado di prendere elettronicamente il comando di un drone nemico e la sua integrazione con l'inglese Orcus – in aggiunta al sistema Guardian di Leonardo – fornisce ai soldati (in realtà veri e propri operatori elettronici) possibilità di intervento finora impensabili. Guardian, infatti, emette un disturbo elettronico a lungo raggio precisissimo in grado di raggiungere un puntino nel cielo, mentre il software Ninja produce un effetto cyber mirato a breve raggio capace di prendere il controllo di un drone e pilotarlo verso un luogo sicuro.
Il sistema d'arma richiede personale qualificato per essere impiegato al massimo delle sue possibilità ma, sorpresa, Kiev è un apprezzato centro universitario europeo di elettronica e dunque l'esercito ucraino pare essere attrezzato.
Le altre armi
Fra le nuove armi pesanti che l'Italia potrebbe inviare a Kiev spicca il cannone semovente M-109 con un raggio d'azione di 18 chilometri. Si tratta di un sistema d'arma datato, d'origine americana, ma l'Italia ne mantiene una certa quantità in efficenza sia pure da alcuni anni parcheggiati in appositi depositi.
Intanto la lista degli equipaggiamenti Nato inviati all’Ucraina si irrobustisce ogni giorno di più: diecimila missili anti-carro di ultima generazione, duemila Stinger contraerei, oltre 200 carri armati T-72 di fabbricazione sovietica ma ceduti a Kiev da Polonia e Slovacchia, cannoni semoventi, lanciarazzi multipli. Gli aerei cargo delle aviazioni Nato stanno letteralmente intasando gli aeroporti polacchi e romeni. Non a caso i russi bombardano con missili di precisione quasi tutti i giorni il ponte sul fiume Tibisco, al confine fra Romania e Ucraina, ricostruito nei primi anni Duemila per collegare la città ucraina di Solotvino a quella romena di Sighetu. Un ponte molto trafficato da camion pesanti durante le ore notturne.
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