Bielorussia, Lukashenko, il presidente "diplomatico" che non può schierare l'esercito contro l'Ucraina per aiutare l'amico Putin

Alla guida del paese dal 1994 non può rischiare l'insurrezione popolare per una guerra che i bielorussi non vogliono. Quanto valgono le forze armate di Minsk

Bielorussia, Lukashenko, il presidente "diplomatico" che non può schierare l'esercito contro l'Ucraina per aiutare l'amico Putin
di Paolo Ricci Bitti
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Martedì 27 Giugno 2023, 13:13

Quanto valgono le forze armate di Alexander Lukashenko? Che aiuto possono dare alle truppe di Mosca i soldati della Bielorussia, unico paese europeo in cui vige ancora la pena di morte e dove i servizi segreti hanno conservato il lugubre acronimo Kgb anche dopo la proclamazione di "indipendenza" dalla madre Russia 33 anni anni fa? E, infine, colui che è definito da molti "l'ultimo dittatore di Europa" ha davvero voglia di passare dall'appoggio incondizionato a Putin all'impiego del suo esercito? 

Il timore, più che fondato, di Lukashenko è che mandare al fronte i militari di professione e i coscritti del suo "piccolo" esercito si riveli una mosa così impolare da costargli il posto di "presidente" della "Russia bianca" che occupa ininterrottamente dal 1994 facendo leva sui risultati di elezioni sempre al centro di molti dubbi. "Piccolo" esercito perché le forze armate di Minsk ammontano a poco più di 48mila fra uomini e donne di cui la metà costituita da militari provienienti dalla "ferma" obbligatoria (12 o 18 mesi), certo i meni inclini a imbracciare fucili, nemmeno di ultima generazione, per combattere contro i vicini una guerra per nulla condivisa.

Vero anche che la popolazione della Bielorussia non arriva a 10 milioni di abitanti  (le forze armate italiane contano su circa 340mila soldati rispetto a una popolazione di 60 milioni di abitanti) e che fin dall'inizio dell'operazione speciale Lukashenko ha fatto di tutto per sostenere il suo indispensabile alleato Putin, ma senza coinvolgere direttamente il suo esercito a parte qualche chiamata "alle armi" di volontari (rimbalzata anche nelle carceri) che hanno ottenuto ben poco consenso.

A disposizione, senza alcun "pedaggio" anche basi militari, aeroporti compresi, lungo i quasi mille chilometri di confine (in praticato tutto il versante Nord dell'Ucraina confina con la Bielorussia) che in alcuni tratti dista solo 500 chilometri da Kiev: truppe russe e - si dice e si teme - persino reparti dotati di "atomiche" tattiche sono stati via via ospitati nella Russia Bianca, come veniva chiamata. A ogni modo Lukashenko a Putin non può dire di "no": deve a lui il sostegno che gli permette di tenere in pugno il paese grazie a non solo alle forniture di gas ed elettricità. Inoltre il presidente bielorusso fino a 2020 era accolto con tutto gli onori in quasi tutte le capitali occidentali. Al tempo stesso dietro al suo attivismo diplomatico, come nell'ultima crisi innescata da Prigozhin (già atterrato "in esilio" a Minsk), si legge il tentativo di dare man forte a Putin senza coinvolgere il suo esercito. 

 

E' alto, in altre parole, il rischio di una sollevazione popolare in caso di un coinvolgimento diretto nella guerra e questa volta Putin potrebbe avere a cui pensare: negli anno scorsi a ogni "fiammata" nelle piazze arrivava il sostegno da Mosca. 

Militarmente, inoltre, si calcola che solo la metà delle forze armate bielorusse potrebbe concretamente essere equipaggiata e schierata contro gli ucraini. Dotazioni: circa 3mila mezzi pesanti non di ultima generazione e qualche decina fra Mig-29 (caccia di quarta generazione) assai temuti dagli ucraini e Mig-25, in linea da 43 anni e facile bersaglio della contraerea di Kiev.   

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