Cinquecento metri di picchiata in trenta secondi, passeggeri sbalzati dai sedili e proiettati sul soffitto del velivolo. Urla e panico. Lunedì scorso oltre cinquanta viaggiatori sono rimasti feriti, uno in modo grave, quando un Boeing 787 della Latam Airlines ha subito un violento vuoto d’aria durante la tratta da Sydney ad Auckland, atterrando poi regolarmente con i 263 passeggeri e i nove membri dell’equipaggio. «Latam Airlines Group riferisce che il volo LA800 ha registrato un evento tecnico durante il volo che ha causato un forte movimento», la dichiarazione stringata del vettore. Ma ora si scopre che a provocare la repentina perdita di quota è stata una hostess che ha premuto inavvertitamente un pulsante. Una vicenda incredibile ricostruita dal Wall Street Journal basandosi su fonti americane e che pone inquietanti perplessità in materia di sicurezza.
Ispezioni
L’assistente di volo, scrive il quotidiano, stava servendo un pasto in cabina quando in modo del tutto accidentale ha schiacciato un bottone che, innescando una funzione meccanica, ha spinto il sedile e il pilota contro la cloche dell’aereo.
Il giallo
Il 787-9 Dreamliner è operativo da otto anni, riporta il sito web di monitoraggio dei voli FlightRadar24, e questo incidente appanna ulteriormente la già poco brillante immagine della Boeing. Le autorità americane stanno indagando su un pannello mancante scoperto dopo le ispezioni all’atterraggio di un 737 della United Airlines partito dalla California e arrivato a destinazione in Oregon. L’aeroporto di Rouge Valley, riportano i media americani, è stato chiuso temporaneamente per verificare se il pannello o i suoi detriti fossero stati persi sulla pista. La reputazione di Boeing è stata messa duramente a repentaglio da due incidenti mortali del 737 MAX 8 nel 2018 (su un volo della compagnia indonesiana Lion Air) e nel 2019 (su un volo di Ethiopian Airlines) che hanno bloccato centinaia di jet per quasi due anni. Lo scorso 5 gennaio ha ceduto una porta di sicurezza del MAX 9 della Alaska Airlines, con conseguenze potenzialmente spaventose.
Incidenti frequenti e anche un giallo: la morte misteriosa di un impiegato che solo due settimane fa aveva testimoniato contro la compagnia. John Barnett ha lavorato 32 anni per la Boeing, oltre dieci occupandosi della qualità nello stabilimento di North Charleston, in South Carolina, dove si produce proprio il 787 Dreamliner. Nel 2019, due anni dopo il suo pensionamento per motivi di salute, Barnett ha rivelato ad alcuni media che lavoratori sotto pressione della fabbrica avevano «deliberatamente» montato parti di «qualità inferiore» agli standard di sicurezza nonché di aver scoperto gravi problemi con i sistemi per l’ossigeno. Secondo Barnett, i test avevano mostrato un tasso di fallimento del 25%, ciò significa che una maschera su quattro in caso di emergenza poteva non funzionare. La Boeing aveva respinto tutte le accuse e l’ex dipendente ha deciso di avviare una battaglia legale contro l’azienda accusandola di aver «denigrato la sua persona e di aver ostacolato la sua carriera» come forma di ritorsione per le rivelazioni. L’uomo è morto l’8 marzo a Charleston, una settimana dopo essere stato interrogato dagli avvocati della Boeing e a pochi giorni da un’altra testimonianza nell’ambito della stessa causa.