Africa e America Latina, così la Cina tesse la tela per arginare il G7

La Cina è vicina e non intende lasciare all'Europa campo libero nel continente africano

Africa e America Latina, così la Cina tesse la tela per arginare il G7
di Francesco Bechis
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Domenica 28 Gennaio 2024, 19:06

Difficile che sia passato inosservato a Palazzo Chigi e alla Farnesina, nei giorni in cui si prepara il grande vertice fra Italia e leader africani a Roma, al via domattina. Egitto, Tunisia, Togo, Costa d'Avorio. Sono le quattro tappe del viaggio in Africa appena concluso da Wang Yi, consigliere di Stato e capo della diplomazia cinese.

La prima visita oltreoceano da inizio anno. La Cina è vicina e non intende lasciare all'Europa campo libero nel continente africano. Né vuole rinunciare ad ergersi capofila dei Paesi del "Sud globale", in via di sviluppo, indisposti a schierarsi e a fare una scelta di campo netta fra Occidente da un lato, Cina e Russia dall'altro.

Il viaggio di Wang

E' una tradizione più che trentennale, per la diplomazia cinese, dedicare il primo tour istituzionale all'estero all'Africa. Wang Yi però non è un ministro degli Esteri, ma uno dei più alti funzionari del governo cinese, consigliere fidato del leader Xi Jinping. E questo da solo spiega il rilievo che a Pechino ha la missione africana. Wang è stato accolto dal presidente Al Sisi in Egitto. Sul tavolo la crisi nel Mar Rosso e gli scontri a suon di missili con i miliziani Houthi che dallo Yemen prendono di mira i mercantili negli stretti. Per la Cina è un problema serio, perché tra lo Stretto di Hormuz e il canale di Suez passa una quota significativa del commercio marittimo globale e la guerriglia mette a rischio i traffici cinesi. Anche se le navi del Dragone, come del resto quelle russe, sono per lo più risparmiate dagli Houthi.

"La Cina ha chiesto di dimezzare le minacce e gli attacchi sulle navi civili", ha detto Wang al Cairo. Non senza addebitare sul conto di Europa e Stati Uniti una parte della responsabilità della crisi per i raid aerei contro postazioni Houthi in Yemen effettuati da americani e inglesi.

L'intesa a Tunisi

Diverso il focus della tappa di Wang in Tunisia, qui accolto dal presidente Kais Saied che oggi invece sarà a Roma per il vertice italiano. Migranti, energia, investimenti in infrastrutture e prestiti, ecco i nodi dell'incontro. Significativo per il tempismo: il Paese magrebino è nel mezzo di una crisi finanziaria che più di una volta nei mesi scorsi ha sfiorato il default. Complici le politiche pubbliche avventate di Saied e il rifiuto dell'eccentrico presidente tunisino di varare riforme economiche per stabilizzare i conti e ottenere in cambio prestiti del Fondo monetario internazionale.

Mai come oggi la Tunisia ha avuto bisogno di finanziamenti e investimenti esteri.

Anche perché, se non metterà al sicuro le finanze dello Stato, Saied non riuscirà anche quest'anno a sigillare i confini tunisini ed evitare che il Paese si trasformi in un imbuto di immigrazione clandestina puntato sul Mediterraneo e l'Europa. L'Ue si è mossa, su input del governo italiano, per erogare i primi finanziamenti (finora 150 milioni di euro) e mettere i piedi programmi di collaborazione sul fronte migratorio. La Cina anche vuole fare la sua parte, ma ha altre ricette. Soprattutto, non inserisce negli accordi clausole sul rispetto dei diritti umani come invece fa per tradizione l'Ue. "Siamo contrari a interferenze nella politica interna tunisina", ha detto a scanso di equivoci Wang. 

La Via della Seta

Il tour è proseguito in Togo e Costa d'Avorio, due Paesi chiave dell'Africa occidentale nelle geometrie cinesi perché considerati mercati di sbocco della Belt and Road initiative, la nuova via della Seta lanciata ormai dieci anni fa da Pechino. Business a parte, il viaggio di Wang segnala la crescente intenzione della Cina di farsi mediatrice in scenari di crisi. Così si spiega la visita al Cairo da cui il funzionario di Xi nonché membro dei vertici del Partito comunista cinese ha lanciato una conferenza internazionale per la pace nella guerra israelo-palestinese a Gaza. 

La rete in America Latina

La prima trasferta dell'anno però non si è limitata al continente africano. Wang è atterrato per una doppia visita in America Latina, nel Brasile di Lula e in Giamaica. Il legame tra Pechino e Brasilia è fortissimo e non solo per l'enorme interscambio. Con Lula, che ha incontrato in una base aerea nella città di Fortaleza, l'inviato di Xi ha parlato di diversi dossier internazionali su cui Brasile e Cina sono allineati.

Dalla guerra russa in Ucraina - entrambi sono schierati su una posizione di neutralità e per il cessate-il-fuoco immediato - alla vicenda di Taiwan, con un assist di Lula alla linea ufficiale cinese della "One China Policy": esiste una sola Cina e Taiwan, l'isola autonomista, prima o poi sarà annessa. Per la Cina, che con il Brasile siede insieme al tavolo dei Brics, il consesso delle economie emergenti (o emerse) contrapposto al G7 occidentale, stringere l'asse con Lula significa anche contenere i danni alla diplomazia cinese in America Latina derivati dall'elezione in Argentina del presidente ultraliberista e filoamericano Javier Milei. 

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