
«Le hanno recluse dietro una rete oscurante come fossero animali. Non possono partecipare alla preghiera né vedere i fedeli o l'Imam» ha denunciato sul suo profilo Facebook, aggiungendo che questa prassi religiosa islamica di fatto viola i principi costituzionali a proposito della parità tra uomo e donna sancita nell'articolo 3, 37 e 51. «Gli articoli della Costituzione italiana li gettiamo nella tazza del cesso? Lo chiederò a Conte questa settimana. Adesso basta» commenta inferocito il parlamentare, corredando al suo intervento una serie di immagini che effettivamente mostrano donne quasi tutti velate di fatto rese 'invisibili' per seguire i dettami della religione islamica ortodossa.

Rampelli ha poi fatto un copia incolla degli articoli costituzionali citati, inserendo il testo completo della Carta.
Articolo 3. «Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.
È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese.»
Articolo 37. «La donna lavoratrice ha gli stessi diritti e, a parità di lavoro, le stesse retribuzioni che spettano al lavoratore. Le condizioni di lavoro devono consentire l’adempimento della sua essenziale funzione familiare e assicurare alla madre e al bambino una speciale adeguata protezione. La legge stabilisce il limite minimo di età per il lavoro salariato. La Repubblica tutela il lavoro dei minori con speciali norme e garantisce ad essi, a parità di lavoro, il diritto alla parità di retribuzione».
Articolo 51. «Tutti i cittadini dell’uno o dell’altro sesso possono accedere agli uffici pubblici e alle cariche elettive in condizioni di eguaglianza, secondo i requisiti stabiliti dalla legge. A tale fine la Repubblica promuove con appositi provvedimenti le pari opportunità tra donne e uomini. La legge può, per l’ammissione ai pubblici uffici e alle cariche elettive, parificare ai cittadini gli italiani non appartenenti alla Repubblica».
Il Parlamentare aggiunge che è inaccettabile questa discriminazione che di fatto stravolge principi per «i quali generazioni si sono battute con coraggio».
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