Dalai Lama, bufera social sulla gaffe sessista: «Il mio successore donna? Deve essere bella». Poi si scusa

Dalai Lama, bufera social sulla gaffe sessista: «Il mio successore donna? Deve essere bella». Poi si scusa
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Martedì 2 Luglio 2019, 18:27 - Ultimo aggiornamento: 18:32
«Santità, la sua prossima reincarnazione potrebbe essere una donna?». «Sì, ma dovrebbe essere più che attraente, altrimenti la gente non vorrebbe vedere la sua faccia. La vera bellezza è quella interna, è vero, ma siamo esseri umani. Penso che anche le apparenze contino». La risposta del Dalai Lama in un'intervista alla Bbc ha scatenato una bufera anche sui social. Subito sono arrivate le scuse del portavoce del 14esimo leader spirituale dei buddisti tibetani. «Non voleva offendere nessuno».
«È stato il momento più sorprendente dell'intervista» ha ammesso la giornalista dell'emittente britannica Rajini Vaidyanathan che nel colloquio registrato a Dharamsala nel nord dell'India dove il Premio Nobel vive in esilio, gli aveva fatto quella domanda. Come precisato dal suo ufficio, il Dalai Lama aveva già fatto affermazioni simili nel 1992, in una intervista all'edizione parigina di Vogue per un numero di cui era «guest editor».
Indignazione sui social. «Per me è cancellato», ha polemizzato la columnist femminista del Guardian Jessica Valenti, seguita dalla comica Sarah Silverman: «Siamo oltre il settimo sigillo dell'apocalisse». C'è chi ha deriso l'anziano monaco buddista, chi si è sentito deluso. «Sua Santità, un monaco di oltre 80 anni, è sempre stato contrario all'oggettivazione delle donne e ha una acuto senso delle contraddizioni tra il mondo materialistico e globalizzato che incontra e le più complesse e esoteriche idee della reincarnazione al cuore della tradizione buddista tibetana». E tuttavia, si legge nel comunicato dei portavoce, «capita che a volte commenti fuori sacco che potrebbero essere divertenti in un certo contesto culturale, perdano il loro umorismo nella traduzione quando trasferiti in un altro contesto. Il Dalai Lama si scusa dunque delle offese che può aver provocato». 
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