Brunilde, 100 anni a maggio: «Continuo a lavorare nella mia merceria finchè non dovrò usare il bancomat»

Brunilde, 100 anni a maggio: «Continuo a lavorare nella mia merceria finchè non dovrò usare il bancomat»
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Mercoledì 1 Gennaio 2020, 13:54 - Ultimo aggiornamento: 2 Gennaio, 14:20

Il 22 maggio del 2020 Brunilde Cocchi compie 100 anni. Vorrebbe festeggiarli nella sua merceria di Prato, in via Mazzini, dove lavora da quando era bambina. «Facevo le elementari, in casa mia bisognava lavorare, non stare a vagabondare». Ma se arriveranno le multe per i negozianti che non usano il bancomat, Brunilde chiuderà la bottega aperta dalla madre nel 1927. «Appena mettono quel coso obbligatorio, fo una svendita e si chiude. Se ci danno un po' di proroga ci sto volentieri, ma se non ce la danno si chiude. Per volontà mia continuerei, mezza giornata ma vengo volentieri. Questa è la mia vita». Tra le scatole dei bottoni, ognuna con un modello diverso cucito sul coperchio, il metro di legno per misurare stoffe e pizzi, il banco in formica verde.

Brunilde aveva deciso di abbassare per sempre la serranda del negozio nel centro storico di Prato e c'era già chi si era fatto avanti per comprarlo, poi la proroga dell'obbligo di usare il bancomat è slittata e quindi lei ha deciso di non chiudere per il momento. «Non lo so usare e nemmeno voglio imparare. Se il governo mi costringerà a metterlo in negozio vuol dire che è arrivato il momento di lasciare l’attività».


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Le clienti chiedono, qualcuna ha saputo della sua intenzione di mollare e si preoccupa. 
«Brunilde buongiorno, ma davvero a gennaio chiudi? Che peccato... » . «Non chiudo più a gennaio, c'è stata una proroga… un altro pochino si va avanti». Ma dal luglio del luglio 2020 al pos nessun commerciante si potrà sottrarre. Ogni mattina un nipote l'accompagna in negozio e l'aiuta ad aprire. Tutta la vita lì, nella bottega di via Mazzini che una volta era ancora più piccola. Certo non si vende come una volta, racconta Brunilde a Repubblica, «con il tempo i clienti sono diminuiti…La crisi è cominciata quando le donne hanno indossato i pantaloni e la vendita delle calze di nylon è diminuita. Però ho dei clienti affezionati che sanno che quando vengono da me trovano cose belle e di qualità, perché i fornitori li controllo tutti e le mie cose durano nel tempo». 


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