Molisella Lattanzi: nascondevo la laurea in Astronomia perché non mi davano lavoro, ora viaggio tra i pianeti

Molisella Lattanzi: nascondevo la laurea in Astronomia perché non mi davano lavoro, ora viaggio tra i pianeti
di Rosalba Emiliozzi
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Sabato 25 Maggio 2019, 15:58
Le stelle e le galassie sono la sua vita e di mestiere ha scelto la divulgazione scientifica, cioè spiegare ad adulti e ragazzi il mondo sopra la nostra testa con un planetario itinerante, una sorta di viaggio a tu per tu con i pianeti. Un percorso lungo quello di Molisella Lattanzi, 44 anni, marchigiana con una laurea in Astronomia a Bologna, che per un periodo ha nascosto di avere. «Più volte mi sono sentita dire: «lei è troppo qualificata per noi, quel lavoro non possiamo darglielo». A quel punto ho deciso di togliere la laurea in Astronomina da curriculum e lasciare solo Scienze, era il 2010, c'era la crisi e per lavorare mi servì più il diploma in Informatica». Per 5 anni fece la web marketing, dopo un periodo in Veneto con un contratto precario in una rivista astronomica dove, tra l'altro, «controllavo che non ci fossero strafalcioni».

«Sono stata fuori e ho scelto di tornare a vivere nelle Marche, a Civitanova dove sono nata, volevo occuparmi di astronomia, in tutta la regione però non ci sono sedi distaccate dell'Istituto nazionale di Astrofisica o dell'Istituto nazionale di Fisica nucleare, così ho scelto di diventare divulgatrice come fanno, ho scoperto, alcuni miei colleghi all'estero, ed oggi anche in Italia», dice Molisella Lattanzi, il suo nome unico in Italia è un'invenzione del papà. Così nel 2015 fonda con altre due donne l'associazione Nemesis Planetarium che si occupa di divulgazione scientifica, conferenze, incontri sullo spazio. Oggi sono in sette, sei donne e un unico uomo. «Portiamo la scienza nelle scuole delle Marche, il gonfiabile è diventato un planetario fisso, è una volta sferica con un sistema di proiezione che simula la volta celesta e aiuta a riconoscere le stelle e lo spunto per parlare dei misteri del nostro cosmo». E' stato installato quest'anno nella piazza di Porto Recanati, inaugurato il 12 aprile, nella giornata mondiale di viaggi dell'uomo nello spazio.

Poi a fine aprile ha organizzato Galassica, il festival dell'astronomia, a Recanati, la città del poeta dell'Infinito, Giacomo Leopardi, che «a 17 anni scrisse il compendio di astronomia, il più completo per un secolo, in pratica la storia dell'astronomia fino al 1700». A Galassica «abbiamo invitato, tra gli altri, la dottoressa Caraveo, notissima astrofisica, esperta in radioastronomia». Un successo che ha cercato di veicolare anche  modernità di ciò che avviene nei cieli. Molisella Lattanzi lo dice sempre ai giovani: «Attenzione, lo spazio vi verrà addosso come a noi è successo con internet per il trasferimento potente dei dati, tutti  hanno dovuto imparare il funzionamento della rete e così succederà, secondo me, anche per lo spazio. Oggi il settore occupa pochi ingegneri aerospaziali, ma quando si sbloccheranno gli investimenti delle aziende private, inizierà l'esplorazione, il turismo, la biologia, ci saranno viaggi nello spazio, si costruiranno moduli prefabbricati. Oggi i giovani laureati inventano cose nuove, un nuovo motore, una nuova fonte di energia, un modo di ricambio aria, nuovi tessuti e per tutti ci saranno grandi opportunità, sarà fondamentale farsi trovare preparati».

Quanto al divario uomo-donna, Molisella Lattanzi ammette che «le difficoltà sono legale soprattutto al dover elaborare dei meccanismi personali, l'autostima, la capacità di saper fare, prendere le proprie misure, l'affrontare i rischi anche se ti sbattono le porte in faccia più e più volte, e anche se ti dicono: «no, non si può fare», o più spesso sei tu a dirtelo, ma non devi fermarti. Se partiamo demotivate non si aprirà mai nessuna porta. Bisogna fare un grande lavoro su se stesse, fare autocritica, accettare che la carriera lavorativa ci costringe a sacrifici, il lavoro ha i suoi ritmi e tanti doveri».

Poi aggiunge:  «Prendere una laurea è un conto, affermarsi è un altro. Le difficoltà sono legate ad ambienti lavorativi difficili, complessi per le donne che preferirebbero processi diversi, dove c'è il soffitto di cristallo, come dice la stessa Caravero, lavori, lavori ma quando c'è da salire non vai su perché trovi un vetro invisibile, non riusciamo a entrare nei rapporti lavorativi che contano in cui invece sono molto bravi gli uomini. Su questo dobbiamo lavorare, le donne si devono aiutare a tirarsi su, oltre il vetro di cristallo, se non ci mettiamo in questo meccanismo non saliremo mai».
 
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