Succede in un centro di Vallefoglia in una famiglia (marito e moglie quarantenni, due figli minorenni) dove da almeno tre anni le vessazioni sono squallido rito quotidiano. Poi l’uomo viene arrestato per reati contro il patrimonio e finisce in carcere. La tregua dura fino agli inizi del mese di agosto quando, finito di scontare la pena, torna a casa. E il calvario ricomincia. Con i figli o senza i figli presenti. Fino alla scorsa settimana quando l’uomo fa a pezzi il cellulare della moglie e lo butta nel water. Lei tenta di recuperarne i pezzi e lui, la prende per il collo, le afferra i capelli, sbattendole la faccia contro la base di ceramica. A quel punto che la donna si ribella e scappa. Esce per strada con il sangue che le scorre sul viso ferma un passante e chiede aiuto. Insieme chiamano il 1522, lo specifico numero rivolto alle vittime di ogni forma di violenza: arriva l’ambulanza, le cure al pronto soccorso (due settimane di prognosi), la denuncia ai carabinieri di Montecchio.
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