Pera Toons, il vignettista nato sui social che fa furore in libreria: «I fumetti? Questione di marketing»

L'ex pubblicitario aretino ha sei libri in classifica e piace a ragazzi e adulti

Pera Toons, il vignettista nato sui social che fa furore in libreria: «I fumetti? Questione di marketing»
di Riccardo De Palo
6 Minuti di Lettura
Domenica 13 Agosto 2023, 11:39

«Adoro i giochi di parole che si fondano sull'intelligenza, sull'astrazione, sulla matematica. Fanno tanto presa sui bambini. Ma ora sto esagerando, sta diventando un'ossessione. Pensi che adesso sono in vacanza in un villaggio, in Calabria, e un'animatrice mi ha detto: "c'è un'escursione a Tropea". E io sono subito partito a dire: "ma perché la chiamano Troppea se ha una sola "a"? La mia compagna mi ha mandato a quel paese». A parlare è Alessandro Perugini, in arte Pera Toons, 41 anni, autore dei fumetti e delle clip animate social più virali e compulsate del momento. Un fenomeno da oltre 800mila copie che piace a tutti, adulti e piccini e che ora è in classifica con ben sei libri contemporaneamente, a partire dall'ultimo DivertiMenti, edito come gli altri da Tunuè. «Di solito un libro ha una sua durata, ma i miei sembrano diventati già dei classici», dice, raggiante e un po' incredulo, al telefono.


Come ha iniziato?
«Facevo il pubblicitario, e volevo approfondire come funzionano i social. Era il 2016 e ho aperto una pagina Instagram. Poi ho cominciato a fare bei numeri e grazie a Tunuè ho pubblicato i primi libri. Chi ha ucciso Kenny?, un format particolare di indovinelli, è uscito nel 2018. Ho imparato a disegnare seguendo il gusto della gente, i social mi hanno fatto crescere».


Poi sono arrivati i video.
«Esatto, dopo due anni ho deciso di creare questi fumetti animati: uso le scritte come sottotitolo, ma l'animazione la faccio immaginare al lettore».

 


E le voci?
«Sono mie e senza rendermene conto, questo è uno degli aspetti che mi ha lanciato, che mi contraddistingue. Perché sono buffe. Io non sono certo un doppiatore e ho dovuto barare un po', facendole in falsetto, velocizzandole».


Quanti follower ha oggi? Anzi, quante "pere" come li chiama lei?
«Eh sì pere, o perine... è difficile fare un conteggio. Se guardo quante persone mi seguono giornalmente, sono due milioni di utenti singoli. Poi c'è chi mi abbandona, chi ritorna. Se seguiamo i miei vari account, sono circa 5 milioni».


Anche Zerocalcare è nato ad Arezzo, come lei. Una coincidenza?
«Io e lui abbiamo tanti punti in comune. Ero un suo fan, prima che diventassi a mia volta fumettista».


Quali sono state le sue ispirazioni? South Park?
«Lo adoro: è da lì che viene il nome del mio principale protagonista, Kenny, che come il personaggio ominimo di South Park muore tutti i giorni. Ma non ho ripreso lo stile, le battute pesanti di quella serie animata. Cerco di essere family friendly, anche se a volte non ce la faccio».


Le sue battute preferite?
«Una mora fa a un'alta mora: che bella la nostra storia di a-more. Spaziale. Oppure quella del piccolo sasso che dice a un sasso più grande: "ciao". L'altro risponde "hello". E il piccolo sasso fa: "no! un anglo-sassone!". È fantastico questo mondo dei giochi di parole. A volte ti spiegano l'etimologia: un maialino chiede a un pollo "mi passi la tua penna?" E lui se ne stacca una dal corpo».


Nell'ultimo libro, DivertiMenti, ci sono anche giochi per "allenare il cervello". Vuole fare concorrenza alla settimana enigmistica?
«Non ho mai fatto tanti giochi di enigmistica ma ho capito che alle persone piacciono gli indovinelli, i test, le domande a trabocchetto, e ho cominciato a fare anche quelli».


Ma chi sono i suoi lettori?
«Il lettore che mi ama di più va dagli 8 ai 12 anni, ma in realtà piaccio a tutti: anche ai teenager, agli universitari, ai genitori».


Com'è Alessandro Perugini nella vita privata? Sempre pieno di humour?
«Mi alleno a fare le battute, rompo le scatole alla gente.

La mia compagna, con cui ho una figlia, è il mio primo test. Le battute le provo sempre con lei. Ma chi mi vede ai firmacopie lo sa: mi fanno spesso i complimenti perché scherzo, sono gentile. È difficile trovarmi triste o con il musone».


Bisogna porsi dei limiti oggi con l'umorismo?
«Secondo me no, ma devi sapere quello a cui vai incontro. Il problema è che essere troppo family friendly è un limite: più lo sei e più è difficile rompere gli schemi e far ridere. Per Pirandello l'ironia era qualcosa di diverso dalla realtà, qualcosa di strano. Oggi, a parte i terrapiattisti o quelli che mangiano la pizza con l'ananas o mettono la panna nella carbonara, non puoi prendere in giro nessuno. Ho provato a fare una battuta su quelli che parlano in corsivo e TikTok mi ha buttato giù un post».


Addirittura? Si censura una cosa del genere?
«Sì, c'era una battuta con un diavolo che diceva: quello è il girone dove finiscono quelli che parlano in corsivo. E TikTok l'ha eliminato. Quando ti capitano cose del genere, non ci dormi di notte, perché se te ne buttano giù due, ti cancellano la pagina. Non è bello se lavori tanto a una cosa e poi quella cosa scompare».

C’è anche l’anima toscana che contribuisce?

Assolutamente, anche se quella la devi tenere a bada un po’ perché il toscano è molto diretto e può fare battute che possono impermalosire  di questi tempo, bisogna stare attenti a non prendere in giro per far ridere. Sui social è pericoloso. Nella mia vita reale purtroppo  penso spesso al lavoro, mi si trova con la mente assorta. C’è una battuta che mi descrive bene. La mia compagna pensa: "sono giorni che parla poco oddio avrà un’altra". E  invece sto solo pensando una cavolata, e le dico: "se mi metto una camicia di lino, Lino che camicia si mette?"».


Il lavoro di grafico lo ha portato nei fumetti?
«Ci ho messo un po' a cambiare quel lavoro che adoravo, a passare da grafico a fumettista. Mi occupavo di packaging per una bella agenzia di Perugia che si chiamava Fosforica. Ho lavorato soprattutto per brand del cibo come Colussi, Farchioni. All'inizio, invece, lavoravo per aziende di gioielli, a Milano, soprattutto Pomellato e DoDo: lì ho imparato quanto sia importante l'essenzialità, il minimalismo».

Ma Pera Toons che passioni ha?

«Mi piace il nuoto, lo adoro. Ho ripreso ad allenarmi a fare gare poco prima di fare il fumettista. fìFare sport ti dà un equilibrio psicofisico, ti insegna a lottare per un obiettivo.  Questa esperienza mi ha dato sicurezza nella mia vita, lo sport è fondamentale per avere un equilibrio tra questo mondo digitale e quello reale, non sappiamo mai se siamo nell’universo o nel metaverso». 

Ha fatto gare di nuoto?

«Sì fino all’anno scorso ne facevo, ma voglio riprendere. Solo gare da vecchietto, giusto per gareggiare con sé stessi, per migliorare il tempo o mantenerlo. Poi quando possibile leggo fumetti, graphic novel, guardo qualche serie televisiva, soprattutto quelle che vanno di moda per capire i trend del momento. Seguo un po’ il calcio, ma solo se i risultati vanno bene.

Squadra del cuore?

«Non lo so se lo posso dire». 

Sarà mica juventino?

«No, interista. E poi un'altra mia passione è stare molto sui social, a guardare i trend del momento, i meme del momento… Ho anche un passato da videogiocatore ora ho smesso è una forma d’arte che dà dipendenza, è troppo invasiva. Ma la maggior parte del tempo la passo a disegnare».

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