Omicidio Moro, il medico legale in aula: «Ucciso con due colpi alla testa e al collo»

Omicidio Moro, il medico legale in aula: «Ucciso con due colpi alla testa e al collo»
di Elena Ganelli
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Mercoledì 13 Luglio 2022, 11:00

Due colpi secchi alla testa e al collo esplosi da distanza ravvicinata che non gli hanno lasciato scampo. Questa la dinamica della morte di Massimiliano Moro, ucciso il 25 gennaio 2010 nella sua abitazione in largo Cesti nel quartiere Q5. A ricostruirla ieri mattina in aula, davanti alla Corte di assise del Tribunale di Latina presieduta da Gian Luca Soana, è stato il medico legale Maria Cristina Setacci che effettuò l'autopsia sul corpo della vittima. Sul banco degli imputati ci sono Simone Grenga, Ferdinando Ciarelli detto Macù, Antongiorgio Ciarelli e Ferdinando Pupetto Di Silvio chiamati a rispondere di omicidio premeditato aggravato dai motivi abietti e con l'aggravante di avere agito con metodo mafioso.

La Setacci ha spiegato come i due colpi di pistola hanno colpito Moro nella regione occipitale sinistra con foro di uscita nella regione temporale destra e nella regione laterale destra del collo con foro di uscita sulla parte anteriore del collo. Entrambi i proiettili avevano un'inclinazione dal basso verso l'alto e nella fase iniziale dell'aggressione vittima e aggressore erano uno di fronte all'altro ad una distanza di circa un metro: quando è partito il primo colpo Moro offriva il fianco sinistro mentre il secondo è stato esploso mentre si era girato di lato e stava già cadendo sul pavimento dell'angolo cottura del suo appartamento. Se quando ha aperto la porta e si è trovato di fronte il suo assassino era in piedi poi ha compiuto una rotazione sinistra del corpo probabilmente per difendersi. «Il viso era una maschera di sangue» ha ricordato il medico legale.

La riapertura del caso è stata possibile grazie alle rivelazioni di alcuni collaboratori di giustizia in particolare di Andrea Pradissitto la cui posizione processuale è stata stralciata che faceva parte del commando.

Secondo il racconto l'uccisione di Moro era stata organizzata nel giro di poche ore dalle famiglie Ciarelli e Di Silvio come reazione alla gambizzazione di Carmine Ciarelli avvenuta la mattina stessa. In gioco c'era il controllo del territorio per una serie di attività criminali da parte del gruppo legato alla vittima che insidiava il potere dei clan rom. E quella sera il gruppo, nella convinzione che fosse stato Moro a colpire Carmine Ciarelli, decise di vendicarsi: così Simone Grenga e Ferdinando Macù salirono nell'appartamento di largo Cesti mentre Pupetto e Antoniogiorgio Ciarelli aspettavano sotto casa. La prossima udienza è stata fissata per il 4 ottobre prossimo quando in aula saranno ascoltati alcuni investigatori della Squadra mobile, alcuni vicini di casa di Moro e Gianfranco Fiori, uno dei più fidati collaboratori della vittima, accusato di essere l'esecutore materiale del tentato omicidio di Carmine Ciarelli, accusa per la quale è stato condannato nel processo di primo grado e assolto in quello di appello.

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