Medici e specializzazione, l'appello: «Borse insufficienti, fateci lavorare»

La facoltà di Medicina del polo di Latina della Sapienza
di Giovanni Del Giaccio
3 Minuti di Lettura
Venerdì 15 Maggio 2020, 09:30

«Aiutateci a specializzarci». E' il grido di circa 25.000 medici in Italia, un centinaio in provincia di Latina, che rischiano di restare fuori dalle scuole di specializzazione. Ogni anno, infatti, la metà dei laureati non accede a una specializzazione perché le "borse" messe a disposizione sono la metà di quelle che servirebbero. Non è un problema di liberalizzare l'accesso alle facoltà di Medicina, come  è stato proposto, ma di avere poi la disponibilità di posti per le specializzazioni.

Vedi anche» Ospedali, è allarme: «In corsia mancano medici specializzati»

Nella lettera spedita dai medici, tra i quali numerosi "camici grigi" (coloro cioè che laureati da tempo, non riescono ancora a specializzarsi, si legge che: «Circa 25.000 medici si troveranno quest’anno a concorrere per i posti in specialità. I posti, nella più rosea delle ipotesi, saranno 13.000. Ciò vorrebbe dire che 12.000 persone rimarranno fuori. 12.000 medici che potrebbero risollevare il sistema sanitario funestato di questo paese si sentiranno dei falliti, avranno perso un altro anno della loro vita, cercando di raggiungere quello che in altri paesi è un diritto. Mentre nel nostro è un terno al lotto. Questa emergenza Covid-19,  ha messo in evidenza una realtà che noi medici già conosciamo. In Italia non mancano i medici ma gli specialisti»

Tra le contraddizioni fatte rilevare c'è quella che in emergenza Coronavirus:«Hanno inviato sul fronte, ragazzi appena laureati, senza un briciolo di formazione, con il solo desiderio di rendersi utili. E ora questi stessi ragazzi, non avranno la possibilità di concludere il loro percorso formativo, pur avendo messo a disposizione la loro stessa vita. Con un numero maggiore di specialisti, con ospedali non sotto organico, avremmo avuto lo stesso numero di morti? Chiediamocelo. Siamo stati definiti eroi, angeli, ma non ci vengono riconosciuti i diritti che in altri Paesi sono sacrosanti, poterci formare in maniera completa come medici. Quello che chiediamo è una riforma del sistema di ingresso nelle scuole di specializzazione. Chiediamo che il rapporto medico:borsa di specialità sia 1:1. Chiediamo che la riforma sia basata su sistemi come quello tedesco o francese, in cui non solo gli ospedali universitari sono coinvolti, ma anche quelli del territorio, la cui offerta di servizi migliorerebbe senza dubbio. Chiediamo dei programmi di specialità che siano basati sul principio di formazione-lavoro. Investire su di noi, vuol dire investire sul Paese e sulla gente, essendo la salute il bene più prezioso. Vuol dire avere più ricerca in campo scientifico, vuol dire non dover attendere mesi per una semplice visita. Vuol dire dare pregio a un bene prezioso, il sistema sanitario nazionale!»

L'impegno del ministro Speranza 


Neanche le previsioni del decreto rilancio, annunciate  dal ministro della salute, Roberto Speranza, sono sufficienti. 

Vedi anche» Dl rilancio, Speranza:

«Queste 4200 borse sono un contentino che non risolverà assolutamente la situazione, in quanto come sappiamo avremo il doppio dei candidati che si presentano normalmente, a fronte dell'avvento della laurea abilitante. Lo scorso anno la percentuale borse/candidati era del 47%, mentre quest'anno grazie ai contratti aggiuntivi arriviamo ad un 54%. Una variazione minima che non risolve assolutamente la situazione». Infine una amara constatazione: «Per fronteggiare l'emergenza covid e riuscire a sopperire alla mancanza di medici, hanno richiamato pensionati,  medici dell'esercito, sono venuti colleghi da altri Paesi.
Tutto questo si poteva evitare assegnando ad ogni medico una borsa di specializzazione».

© RIPRODUZIONE RISERVATA