«Ha preso i farmaci e camminato?» Parte la presa in carico, la Asl di Latina chiama i pazienti

Il direttore generale della Asl, Giorgio Casati
di Giovanni Del Giaccio
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Mercoledì 7 Novembre 2018, 10:39 - Ultimo aggiornamento: 10:40
«Buongiorno, è l'ambulatorio Asl, ha camminato oggi?» oppure «Si è ricordato il farmaco?». Presto i pazienti cronici presi in carico dall'azienda sanitaria locale riceveranno anche telefonate del genere. Un percorso di diagnosi e cura territoriale che parte in via sperimentale a Latina e Aprilia, gestito da unità infermieristiche che avranno anche il compito di monitorare i pazienti, oltre a programmare le visite e gli accertamenti diagnostici. Una rivoluzione attesa da tempo, della quale il direttore generale Giorgio Casati ha parlato durante la conferenza dei sindaci dedicata ai punti di primo intervento. Forse il primo, vero, investimento sul territorio anziché sugli ospedali da quando la Asl è nata. Meglio, il primo passaggio concreto dopo anni di strutture chiuse con la promessa di interventi sul territorio che non sono mai arrivati.
«Ragionare sui punti di primo intervento anziché sul territorio è limitativo - aveva detto Casati - e noi invece vogliamo costruire un sistema territoriale che prende in carico. Non è tra chissà quanto ma è pronto, è un percorso avviato». I punti sperimentali partono questo mese, si occuperanno di garantire «piccola attività ambulatoriale per pazienti cronici e soprattutto di una grande attività di back office e tele monitoraggio a distanza».
I DATI
Un discorso che riguarda un universo di pazienti che va da quelli con diabete a quelli con scompenso cardiaco, fino a chi ha patologie respiratorie. Almeno per ora. Circa l'11% della popolazione, vale a dire oltre 60.000 persone, mentre la sperimentazione parte con circa 22.000.
Dopo questa fase sperimentale tutto confluirà in una piattaforma tecnologica «e tra fine gennaio e inizi febbraio parte il servizio sull'intera Asl». Una rete che sarà estesa anche ai punti di primo intervento, in particolare nelle ore diurne che sono quelle - nelle intenzioni della Asl - nelle quali le strutture resteranno aperte. «Se potenzio in quella fascia oraria le prestazioni specialistiche per i pazienti cronici tolgo il 30-40% delle richieste al Centro unico di prenotazione». Tradotto: si riducono anche le liste di attesa. Non c'è più bisogno che malati cronici prenotino prestazioni che gli saranno garantite dalla piattaforma.
«Immaginiamo una precisa filiera di responsabilità, con un referente per ciascun percorso diagnostico terapeutico». Si comincia con tre gruppi di patologie, i prossimi passaggi riguarderanno quelle neurodegenerative e poi tutto ciò che è possibile seguire o curare senza il bisogno di andare necessariamente in ospedale.
I COMITATI PER I PPI
Una visione che si scontra, comunque, con chi ai Ppi rimodulati non pensa proprio. Da Cori a Sabaudia, passando per gli altri centri interessati, i comitati a difesa dei punti di primo intervento non mollano. A Cori hanno affisso striscioni ovunque per cercare di tenere aperto l'unico riferimento sanitario rimasto, mentre da Sabaudia è partita una nuova lettera alla Asl per sottolineare come la proposta trasformazione del Ppi in ambulatorio di cure primarie «collida con il diritto dei cittadini ad una adeguata e tempestiva assistenza medica in circostanze di emergenza». Ribadito, inoltre «l'obbligo previsto dal Dm 70/2015 di integrare tutti i Ppi con un numero di accessi superiore a 6000 con la Uoc di Pronto soccorso dell'ospedale di riferimento» e «confermata la necessità di individuare Sabaudia come sede di una Casa della salute al fine di implementare l'assistenza primaria».
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