Borgo Piave, tutto prescritto: Malvaso riapre il cantiere

Borgo Piave, tutto prescritto: Malvaso riapre il cantiere
di Elena Ganelli
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Sabato 3 Febbraio 2024, 10:48

IL PALAZZO

Il Comune di Latina non impugna davanti al Consiglio di Stato la sentenza del Tar sulla demolizione e nel cantiere della Piave Costruzioni, società dell'ex consigliere comunale Vincenzo Malvaso, ripartono i lavori.
Da qualche giorno infatti sulla recinzione esterna delle palazzine mai ultimate è comparso un cartello in cui si dichiara un avvio di «lavori di completamento e finitura dell'immobile». A distanza di oltre sette anni torna sotto i riflettori uno dei casi più eclatanti nella storia urbanistica e politica del capoluogo pontino, oggetto peraltro anche di indagini a carattere penale. Una storia iniziata nel 2016 con l'annullamento da parte dell'allora commissario prefettizio Giacomo Barbato di sei Piani particolareggiati approvati dalla Giunta municipale tra il 2012 e il 2014 tra cui anche quello che riguardava, appunto, il quartiere di via Piave all'ingresso della città.
Proprio lì Malvaso stava realizzando una serie di palazzine sulla base del Ppe che prevedeva 2.900 metri cubi con destinazione residenziale in totale contrasto con il Piano regolatore secondo cui quell'area avrebbe dovuto invece ospitare verde pubblico e servizi. In seguito all'annullamento degli strumenti urbanistici l'Ufficio tecnico del Comune aveva firmato una lunga serie di provvedimenti di demolizione, compreso quello della Piave Costruzioni che aveva già realizzato volumetrie per quasi 10mila metri cubi. L'area in questione peraltro è stata oggetto anche di tre diversi sequestri nell'ambito di alcune inchieste penali condotte dalla Procura della Repubblica di Latina.
Per questa vicenda Vincenzo Malvaso è stato prima condannato i in primo grado nel luglio 2017 a un anno e otto mesi, mentre all'allora assessore all'Urbanistica Giuseppe Di Rubbo fu condannato a un anno. Il processo di Appello però non è ancora cominciato: la prima udienza si terrà a febbraio. Ma sarà una formalità essendo il reato andato nel frattempo in prescrizione.
Per la stessa vicenda Malvaso venne assolto con rito abbreviato nel processo conseguente all'inchiesta Olimpia perché il fatto non sussiste. Sentenza confermata lo scorso anno in Appello. Sulla scorta di queste decisioni, Malvaso ha ottenuto dalla Corte di appello di Roma la revoca dei sigilli al cantiere «ritenuto che il sequestro hanno sottolineato i giudici è in relazione ad un reato contravvenzionale da ritenersi estinto per prescrizione».
Sul fronte della giustizia amministrativa invece la srl Piave Costruzioni aveva impugnato l'ordinanza con la quale il Comune di Latina aveva ordinato la demolizione dell'immobile la cui costruzione era stata autorizzata con permesso di costruire del 2013. Il Tar con la sentenza del 12 luglio 2023 ha accolto il ricorso ritenendolo fondato per quanto riguarda l'illegittimità dell'ordinanza di demolizione «dal momento che il provvedimento sanzionatorio in questione è stato adottato in assenza del necessario e presupposto annullamento d'ufficio del permesso di costruire rilasciato in favore della ricorrente».
Il pronunciamento dei giudici amministrativi ha dunque sospeso l'ordinanza di demolizione, mai eseguita, e il Comune aveva la possibilità di impugnare la sentenza davanti al Consiglio di Stato: per farlo aveva a disposizione sei mesi di tempo ma quel termine è scaduto nelle scorse settimane e di ricorsi non sembrano essercene. Lì dove il sito della giustizia amministrativa consente di verificare se è stato presentato ricorso in appello si specifica "Non risulta proposto appello".
I cartelli comparsi di recente all'esterno del cantiere confermano la ripresa dei lavori. A questo punto l'imprenditore potrebbe anche decidere di avviare un'azione per ottenere il risarcimento dei danni subìti per il blocco del cantiere e i per mancati introiti derivanti dalla vendita degli immobili.
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