«Abbiamo una risorsa, il mare, che non dobbiamo più guardare distrattamente». E ancora, «Non escludo l'impiego di impianti di desalinizzazione per l'acqua di mare». È un concetto chiaro e soprattutto un progetto preciso quello esposto ieri dal presidente del Veneto Luca Zaia come strategia per contrastare la siccità che ha colpito la sua regione. E non solo. Tra le ipotesi al vaglio per il recupero dell'acqua, infatti, c'è la creazione di impianti di desalinizzazione di quella marina. Un sistema già adottato in altri Paesi ben 183, per un totale di circa sedicimila impianti, stando all'International desalination association - ma ancora da definire nella sua attuazione italiana. «Bisogna capire quanto ci costerà il bilancio energetico, perché trasformare l'acqua salata in acqua dolce richiede energia ha sottolineato Zaia - Ma se riusciamo, anche con le fonti rinnovabili, a mettere in piedi un sistema che ci porta ad un'economia circolare, perché no?».
Dalla teoria del progetto alla pratica: «Lo fanno gli israeliani, lo fanno altri paesi, città come Dubai dove ci sono giardini, palme e tutto ciò è sostenuto dalla desalinizzazione». Insomma, Jesolo come Dubai o quasi. Cifre alla mano, capofila nel ricorso a impianti di desalinizzazione risulta il Medio Oriente, dove si produce il 47 per cento dell'acqua potabile desalinizzata dal mare, ma non mancano esempi in Europa, a partire dalla Spagna, dove nel 2021 erano censiti 765 impianti. Una strategia simile implica risorse e tempo per essere concretizzata. Senza dimenticare la complessità delle procedure burocratiche. Intanto, bisogna fare i conti con la carenza d'acqua, che incide nella quotidianità delle famiglie e sull'economia del Paese. Le scarse risorse idriche hanno ricadute dirette sulla produzione agricola e su quella industriale. Così, nell'attesa di impianti di desalinizzazione, che potrebbero farsi modello per l'intero Paese, Zaia pensa anche a un'ordinanza anti-spreco. «Ci stiamo lavorando ha annunciato - ho sempre la speranza che arrivi la pioggia, ma nel frattempo faccio un appello ai veneti affinché non sprechino risorse idriche. Si eviti di innaffiare giardini e cose simili. Non voglio arrivare a consigliare di tenere in considerazione quante volte si deve usare lo sciacquone, come ha fatto qualcuno, ma si capisce da soli che meno acqua usiamo meglio è».
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L'ANALISI
Il problema c'è e gli effetti si vedono.
I RISCHI
«I grandi laghi - specifica Coldiretti - hanno ora percentuali di riempimento che vanno dal 19 per cento del lago di Como al 36 del lago di Garda fino al 40 di quello Maggiore, mentre il livello idrometrico del fiume Po al Ponte della Becca è a -3,2 metri e si registra anche lo scarso potenziale idrico stoccato sotto forma di neve nell'arco alpino ed appenninico». Dalle coltivazioni di grano, frutta e verdura fino agli allevamenti, la siccità rischia, dunque, di mettere in ginocchio anche il made in Italy.
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