Flavio Tosi indagato, Dda fa luce sulla 'ndrangheta a Verona. «Io, totalmente estraneo»

Flavio Tosi indagato, Dda fa luce sulla 'ndrangheta a Verona. «Io, totalmente estraneo»
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Giovedì 4 Giugno 2020, 14:59 - Ultimo aggiornamento: 19:48

Flavio Tosi è indagato con l'accusa di associazione a delinquere di stampo mafioso. Per la prima volta in un'inchiesta radicata in Veneto compare il 416 bis del codice penale. L'ha firmata la Dda di Venezia, con una raffica di arresti, 23 - più altre 3 misure cautelari - che ha scardinato il clan di Antonio Giardino, detto "Totareddu", attivo autonomamente a Verona, ma legato alla Calabria, con la cosca Arena-Nicoscia, di Isola Capo Rizzuto, da dove gli arrivavano fondi e droga. Tra gli indagati, per l'ipotesi di concorso in peculato, c'è anche un nome di spicco: quello dell'ex sindaco di Verona, Flavio Tosi. 
 

 

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N'drangheta, tutti i reati contestati

Un'indagine in grande stile quella sulla 'ndrangheta a Verona, condotta dalla Distrettuale antimafia, con la Pm Lucia D'Alessandro, e dalla Polizia, con l'Anticrimine e lo Sco, le squadre mobili di Venezia e Verona. I reati contestati, a vario titolo, sono associazione mafiosa, truffa, riciclaggio, estorsione, traffico di droga, corruzione, turbata libertà degli incanti, trasferimento fraudolento di beni e fatture false. In totale 26 i soggetti facenti parte del gruppo: 16 sono agli arresti con il 416 bis, gli altri ai domiciliari o con obbligo di firma . Nell'indagine anche numerosi indagati. Ma l'indagine è in corso e ci sono ulteriori indagati. «È un'indagine sulla criminalità organizzata che tocca per la prima volta Verona, dopo Padova e la zona del Veneto orientale, e che dimostra la presenza strutturata delle mafie in regione, e nello specifico la 'Ndragheta», ha detto il Procuratore di Venezia Bruno Cherchi. «La 'Ndrina veronese - ha spiegato Francesco Messina, capo dell'anticrimine - aveva costruito una serie di rapporti stretti in un gioco 'do ut des' tale da controllare le più svariate attività del territorio, forte di licenze e permessi, contrattati anche con pubblici funzionari»

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Questo facendo leva, sule più svariate attività: dalla droga, all'usura passando per riciclaggio ed estorsione, come già accaduto in Lombardia ed Emilia.
«Lo sbarco a Verona - si legge nelle carte dell'inchiesta - avviene con il traffico di cocaina da smerciare nelle piazze della città, e della provincia, sotto la regia del boss Giardino che, anche dal letto di ospedale in carcere, dava indicazioni su come agire». Poi il clan irrompe nel giro delle slot machine da piazzare nei bar, dove gli uomini di Giardino sbaragliano le società inserite legittimamente nel territorio, con minacce e aggressioni, fino ai 'risarcimentì pretesi per i mancati incassi. Si passa alle imprese edili fittizie, che hanno l'unico scopo di prestare denaro sporco a usura, o le false fatturazioni. Infine i legami del clan con esponenti della pubblica amministrazione, in particolare l'Amia, la municipalizzata per i rifiuti: qui finte prestazioni, dazioni e bustarelle, sono le accuse che hanno portato ai domiciliari l'ex presidente Andrea Miglioranzi, uomo vicino a Tosi, e l'attuale direttore Ennio Cozzolotto. 

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In una di queste pieghe dell'inchiesta entra il nome di Flavio Tosi, accusato di concorso in peculato per una distrazione di fondi di Amia,
«non meno di 5.000 euro», imputata a Miglioranzi, per pagare la fattura di un'agenzia di investigazioni privata, nell'interesse di Tosi, sostiene la Procura. «Non ne sono nulla - ha risposto Tosi - ne uscirò totalmente estraneo, come in tutte la altre occasioni». Il faro puntato dalla Polizia sull'ndrangheta a Verona ha scosso la regione. «Non dobbiamo abbassare la guardia, non è purtroppo una novità», ha detto il Governatore Zaia. ricordando recenti indagini in Veneto sulla criminalità organizzata. Il livello di pericolosità della 'Ndrina veronese è tuttavia evidente. Lo testimoniano gli stralci di intercettazioni tra gli indagati, pronti a minacce feroci verso le vittime delle estorsioni: «'Io ho anche il tirapugni...' 'Con il tirapugni ? lo ammazzi, ...io ho paura che che con il tirapugni lo ammazzi».

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