Le sorelle Strangio: dalla strage di Duisburg all'operazione "Eureka". La 'ndranghera è affare di famiglia

Nell'ultima operazione del Ros e del comando provinciale di Reggio Calabria tornano due delle tre sorelle di Giovanni, tra gli esecutori della strage del 15 agosto 2007

Dall'alto il paese di San Luca nella Locride, in Calabria
di Camilla Mozzetti
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Sabato 6 Maggio 2023, 10:04 - Ultimo aggiornamento: 13:11

Al passo con i tempi e lontane da quello che potrebbe essere lo stereotipo di ragazze cresciute in un piccolo Paese della locride come San Luca. Formalmente gestivano un negozio di profumeria a Bianco, una piccola contrada calabrese in provincia di Reggio Calabria, prima che le operazioni e gli arresti le conducessero nelle aule dei tribunali.

Teresa ed Angela prima ancora di essere Teresa ed Angela sono le sorelle di Giovanni Strangio, tra gli esecutori materiali della strage di Duisburg. Entrambe furono risucchiate dall'inchiesta che chiarì cosa successe e perché quel 15 agosto 2007 quando sei persone furono ammazzate come bestie di fronte ad un ristorante. Non fu mai contestato loro un coinvolgimento diretto nell'agguato - epilogo di una faida tra gli Strangio-Nirta da una parte e i Pelle-Vottari dall'altra, tutti operativi su San Luca - ma diedero supporto alla latitanza di chi lo orchestrò e firmò, attraverso la copertura dei mariti latitanti, l'invio o il trasferimento di armi e denaro. Il loro conto con la giustizia lo hanno pagato, tornando a tutti gli effetti donne libere nel 2017 dopo le condanne per associazione mafiosa, trasferimento fraudolento di valore e detenzione di armi (tutti reati aggravati dalla transnazionalità perché commessi tra l'Italia e l'Olanda).

Ma oggi il nome di Angela insieme a quello di una terza sorella – Aurelia – tornano agli onori delle cronache giudiziarie nell'ultima operazione “Eureka” firmata ed eseguita dal Ros dei carabinieri e dal comando provinciale di Reggio Calabria.

Oggi come allora, stesso schema, stessi compiti. Le famiglie si scelgono e non si tradiscono. Si proteggono come si può. Anche se il modo è sbagliato. Ma il concetto di "giusto" e "sbagliato" non si applica alla 'ndrangheta. Del resto c'è chi andava ricordando a giovani rampolli, desiderosi di entrare nell'organizzazione criminale come «Il mondo si divide in due: quello che è Calabria e quello che lo diventerà».

Il podcast: Teresa ed Angela Strangio, le sorelle della strage di Duisburg

Angela, classe 1980, che balza nell'operazione del Ros con la sorella Aurelia di cinque anni più grande e Sara Nirta, classe 1999, si muove in famiglia e per la famiglia. Lei nel 2002, a soli 22 anni, sposò Paolo Nirta, figlio del più noto Giuseppe che già negli anni bui dei sequestri di persona era rimasto coinvolto nel sequestro dell'imprenditore Giuliano Ravizza. E lei oggi, sottoposta ai domiciliari con le altre due donne, viene accusata di favoreggiamento insieme ad una delle sorelle. Nei capi di imputazione di una delle ordinanze di custodia cautelare eseguite dal Ros si legge come le Strangio e la Nirta abbiano favorito la latitanza di Giovanni Callipari destinatario di arresto già nel 2015 per “la partecipazione come capo-promotore di un'associazione armata dedita al traffico illecito di sostanze stupefacenti” nello specifico di cocaina.

E mentre Aurelia e Sara Nirta ospitavano l'uomo nel loro appartamento di San Luca «dotato di un sistema di videosorveglianza esterna con otto telecamere» e tenevano informato il latitante, tramite telefoni dedicati, della presenza delle forze dell'ordine, occultando i suoi effetti personali (tra cui vestiti, telefoni criptati, documenti di identità veri e falsi, orologi marca "Rolex" e la somma contanti di euro 79.500 circa), Angela si occupava, almeno fino a novembre 2018, della sicurezza “telematica”.

Sempre nelle carte si legge: «Angela Strangio provvedeva alla sicurezza delle comunicazioni tra Callipari e terze persone, provvedendo ad avviare la procedura di formattazione da remoto dei suddetti telefoni criptati in caso di sequestro degli stessi, così da impedire alle forze dell'ordine di risalire ai suoi movimenti e all'identità delle persone con cui era entrato in contatto nel corso della latitanza».

Stesso schema, stessi compiti. 

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