Scuola, il governo sfida la variante Delta: in aula senza Dad

Scuola, il governo sfida la variante: in aula senza Dad
di Alberto Gentili e Lorena Loiacono
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Giovedì 15 Luglio 2021, 00:03 - Ultimo aggiornamento: 16 Luglio, 10:24

I dati emersi dal rapporto Invalsi allarmano il governo. Dopo aver appreso del sostanziale fallimento della didattica a distanza il presidente del Consiglio Mario Draghi ha deciso di correre ai ripari e ha fatto filtrare di volere, da settembre, il 100 per 100 degli studenti in presenza nelle scuole. In quanto, appunto, la Dad non ha funzionato. Ciò però non porta con sé il proposito di rendere obbligatorie le vaccinazioni per i ragazzi delle scuole superiori. E allora i piani potrebbero saltare. Anzi, stando a quanto assicurato dai dirigenti scolastici, senza copertura vaccinale la didattica a distanza sarà nuovamente protagonista.

Scuola, disastro Dad: uno studente su due non raggiunge obiettivi. Il rapporto Invalsi

La profilassi 

Ad oggi sono circa l’85% i docenti vaccinati almeno con una dose, resta scoperto il 15% che, in alcune Regioni, arriva anche al 20 o al 25% di insegnanti non vaccinati. A questo vanno aggiunti tutti gli adolescenti per i quali la campagna vaccinale sta partendo, ma in ordine sparso. Difficilmente si riuscirà ad arrivare alla copertura necessaria per metà settembre. Anche il ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi, ha fatto appello alla vaccinazione per tutti, studenti compresi, per tornare in presenza.
«Improponibile un altro anno di Dad – ha sottolineato anche Rossano Sasso, sottosegretario del ministero dell’istruzione - l’unica vera didattica è quella in presenza, anche Invalsi e Istat lo hanno certificato.

La Dad deve essere l’ultima risorsa in casi eccezionali, non la regola».

Ma se i vaccini non riusciranno a dare copertura in tempo, sarà difficile riprendere le lezioni tra i banchi. Considerando le uniche armi anti-Covid che restano a disposizione, infatti, si rischia di ripartire come lo scorso anno: con il distanziamento in classe e sui bus. E quindi, come lo scorso anno, sarà inevitabile ricorrere alla lezione on-line, ai turni e agli scaglionamenti orari. Se i ragazzi dovranno restare seduti ad un metro di distanza gli uni dagli altri, sarà necessario trovare aule aggiuntive. Nell’anno scolastico 2020-2021 non ci si riuscì.

I problemi

Gli enti locali non hanno risolto il problema e le scuole, di fatto, si sono trovate a dover fare i conti con percentuali di presenza di volta in volta diverse. Dal 50% al 100%, quando si chiuse tutto a ottobre fino a Natale, per poi riprendere con nuovi turni e, puntualmente, nuovi orari. Le segreterie scolastiche andarono in tilt e le famiglie arrivarono esauste alla fine della scuola. Tanto da far pensare che, probabilmente, mantenere la didattica a distanza ormai avviata potesse essere la soluzione più semplice.

Il rischio

A settembre potrebbe riprendere tutto così: «C’è poco da programmare - assicura Antonello Giannelli, presidente dell’Associazione nazionale dei presidi – con il distanziamento in classe sarà inevitabile dover fare nuovamente ricorso alla didattica on-line. Semplicemente perché le aule non ci sono, come non c’erano lo scorso anno. E dovremmo fare i conti anche con il trasporto pubblico negli orari di ingresso. Credo che la strada da percorrere sia la copertura vaccinale per tutti».
 

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