Scuola, disastro Dad: uno studente su due non raggiunge obiettivi. Il rapporto Invalsi

Scuola, i gravi danni della Dad: uno studente su due non raggiunge obiettivi. Il rapporto Invalsi
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Mercoledì 14 Luglio 2021, 10:46 - Ultimo aggiornamento: 19:05

La dad e la pandemia hanno fatto danni gravi se è vero che un ragazzo su due non ha le competenze necessarie in italiano e in matematica e la metà dei ragazzi delle superiori termina il ciclo di studi con le stesse competenze di quelli di terza media. A certificarlo è l'Invalsi che ha presentato oggi i risultati del primo studio sistematico effettuato sul lungo periodo di didattica a distanza che ha caratterizzato il secondo trimestre del 2020 e molti mesi dell'anno scolastico che si è concluso in giugno, con chiusure protratte soprattutto in alcune regioni ed in particolare per gli studenti delle superiori. E infatti sono questi ultimi quelli che registrano le performance peggiori. Il calo è generalizzato in tutto il Paese e solo la provincia autonoma di Trento rimane sopra la media nazionale.

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Dad, i dati per materia e Regione

Mentre la scuola elementare 'tienè - i risultati medi di italiano al termine della II e della V elementare sono molto simili in tutta Italia e si riscontra un leggero incremento degli allievi che si trovano nei livelli più alti di risultato; per matematica, invece, si osserva un leggero calo del risultato medio complessivo rispetto al 2019 e una piccola riduzione del numero degli allievi che raggiungono risultati buoni o molto buoni; bene i risultati d'inglese - le buone notizie finiscono qui.

A partire dalle medie, infatti, si registra un crollo del rendimento dei ragazzi soprattutto in matematica ed in italiano, che si accentua alle superiori e in particolare nelle regioni che hanno tenuto le scuole chiuse più a lungo.

Alle scuole medie, sono infatti il 39% in italiano (+5 punti percentuali rispetto sia al 2018 sia al 2019) e il 45% in matematica (+5 punti percentuali rispetto al 2018 e +6 punti percentuali rispetto al 2019), i ragazzi che non raggiungono risultati adeguati - va meglio nell'inglese - e queste percentuali, alle superiori, diventano in italiano il 44% (+9% rispetto al 2019), in matematica il 51% (+9% rispetto al 2019), in inglese-reading (B2) il 51% (+3% rispetto al 2019), in inglese-listening (B2) il 63% (+2% rispetto al 2019). In molte regioni del Mezzogiorno oltre la metà degli studenti al termine delle superiori non raggiunge nemmeno la soglia minima di competenze in italiano (Campania 64%, Calabria 64%, Puglia 59%, Sicilia 57%, Sardegna 53%, Abruzzo 50%). In matematica le percentuali di studenti sotto il livello minimo di competenza crescono ancora: Campania 73%, Calabria e Sicilia 70%, Puglia 69%, Sardegna 63%, Abruzzo 61%, Basilicata 59%, Lazio 56%, Umbria 52%, Marche 51%. «Bisogna porre la scuola al centro del Paese per uscire da questa fase nella maniera migliore.

La scuola è la base di ogni possibile rilancio, non c'è sviluppo del Paese se non c'è il rilancio della scuola», ha detto il ministro dell'Istruzione Patrizio Bianchi alla presentazione del Rapporto Invalsi, ricordando il lavoro in corso per riportare tutti gli studenti in presenza. Drammatico è anche il dato della cosiddetta dispersione implicita ovvero di quella degli studenti che, pur non essendo dispersi in senso formale, escono però dalla scuola senza le competenze fondamentali, quindi a forte rischio di avere prospettive di inserimento nella società non molto diverse da quelle degli studenti che non hanno terminato la scuola secondaria di secondo grado: è passata dal 7% del 2019 al 9,5% di quest'anno e in alcune ragioni del Mezzogiorno ha superato ampiamente valori a due cifre.

Calabria 22,4%, Campania 20,1%, Sicilia 16,5%, Puglia 16,2%, Sardegna 15,2%, Basilicata 10,8%, Abruzzo 10,2%. «Già il 9,5% significa oltre 40 mila i giovani di 18-19 anni, che escono da scuola senza competenze, impreparati: sono la metà della città di Ferrara - ha fatto notare Roberto Ricci, responsabile nazionale delle prove Invalsi - un terzo di Modena». Per la presidente Invalsi Annamaria Ajello dietro alla dad «c'è una scelta politica pesante: io ricordo di aver avuto turni anche di pomeriggio quando andavo a scuola, ora non se ne parla più, non so il perché»

 

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Bianchi: «Mettere la scuola al centro del Paese»

«Veniamo da due anni di grande sofferenza e difficoltà in cui la scuola è ricorsa a strumenti che non erano nella nostra tradizione. Ma la scuola non arrivava al 2019 comunque in forma splendida. Avevamo diseguaglianze, sia dal punto di vista territoriale che sociale. E si segnalava una dispersione molto alta e diseguale nel paese». Lo ha ricordato il ministro dell'Istruzione Patrizio Bianchi intervenendo alla presentazione degli Invalsi. «Bisogna porre la scuola al centro del rilancio del Paese. Dobbiamo cogliere l'evidenza di questi due anni per uscire da questa fase nel modo migliore. E quando parlo di scuola parto dallo 0-6. È un impegno di tutti: governo, regioni comuni e province. Da un punto di vista materiale il governo ha investito moltissimo. Ma bisogna partire dalla realtà e gli Invalsi - conclude - sono la realtà di un paese che non ha posto la scuola al suo centro».

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