Santanchè e il caso Cortina, gli albergatori bellunesi: «Se ci fosse l'aeroporto soffrirebbe il rumore»

Il presidente di Federalberghi Belluno Dolomiti: "Richiesta irriguardosa nei confronti di chi vive e lavora in montagna"

Albergatori bellunesi contro la Santanchè
di Marco Dibona
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Giovedì 24 Febbraio 2022, 09:03 - Ultimo aggiornamento: 22 Febbraio, 07:55

CORTINA - La senatrice Daniela Santanchè auspica la riapertura dell’aeroporto di Cortina e si scatenano le reazioni, soprattutto sulle reti social, con moltissimi commenti ironici alle lamentazioni della parlamentare, che vorrebbe si potesse utilizzare il mezzo aereo per evitarsi il calvario del lungo, lento e travagliato viaggio in auto verso le Dolomiti Ampezzane. La notizia e i relativi commenti vengono ripresi dagli organi di informazione, che contribuiscono ad amplificare l’eco di questa uscita. «Probabilmente la signora, una volta fatto l’aeroporto, avrebbe di che lamentarsi del rumore degli aerei in atterraggio e decollo», è il commento scritto da Walter De Cassan, presidente di Federalberghi Belluno Dolomiti, che interviene sul post di Fabio Bristot “Rufus”, assai critico nei confronti della sortita della senatrice Santanchè. «Non mi stupirei se quella fosse davvero la sua reazione, visti gli atteggiamenti della signora – incalza De Cassan – ritengo comunque che quella sua richiesta sia irriguardosa nei confronti di chi vive e lavora in montagna e di chi ci raggiunge, periodicamente, utilizzando l’auto, con fatica e disagi. Quella persona ricca si lamenta perché non può utilizzare un aeroporto, mentre noi non abbiamo nemmeno strade decenti».



IL NODO INFRASTRUTTURE
Un po’ come la frase attribuita alla regina Maria Antonietta di Francia, che al suo popolo in rivolta, perché affamato, senza pane, avrebbe suggerito di mangiare brioche. «E’ davvero così – commenta De Cassan – mentre noi abbiamo seri problemi di infrastrutture, nella prospettiva dei Giochi olimpici e paralimpici invernali Milano Cortina 2026, qualcuno pensa che la soluzione sia l’aereo: per questo dico che è irriguardoso». In montagna le infrastrutture servono, sono vitali, a cominciare dalle strade: «L’aeroporto non è di certo la nostra priorità, quando verifichiamo ogni giorno quanto ci si impiega da Longarone a Cortina. Ritengo inoltre che si sia dato troppo risalto a questa uscita; ho ascoltato personalmente trasmissioni radiofoniche nazionali che l’hanno trattata a lungo, con toni ironici, satirici, invece quello dei collegamenti di questa provincia è un argomento tremendamente serio», afferma l’albergatore.

IL PROGETTO DI RILANCIO
Non è nuova l’idea di riaprire l’aeroporto di Fiames, pochi chilometri a nord di Cortina, in fondo alla conca d’Ampezzo. Nata sullo slancio delle Olimpiadi invernali 1956, quella infrastruttura visse la sua epoca d’oro negli anni Sessanta del secolo scorso: nel solo anno 1967 contò oltre tremila ore di volo, con più di ventimila persone trasportate. Poi ci fu il rapido declino, successivo all’incidente aereo che costò la vita a Cesare Rosà e alle difficoltà economiche, causate anche dalla tragica fine del conte Acquarone, importante azionista della società che gestiva l’impianto.

LA TRAGEDIA
Il disastro del 31 maggio 1976, che causò la morte di sei persone carbonizzate, quasi tutti amministratori del Comune di Cortina, decretò la chiusura dell’impianto.

In quello schianto morirono Rizzieri Bortot, Marco Costantini, Gianluigi Demenego, Silvana de Zanna, Renato Ghedina e Carlo Lorenzi. Ghedina era lo zio di Gianpietro, l’attuale sindaco di Cortina. Nell’estate 2015 si profilò l’iniziativa della cordata di imprenditori Cortinairport, pilotata da Fabrizio Carbonera, per un rilancio di Fiames, con l’allargamento e l’allungamento della vecchia pista e la creazione di diversi servizi aeroportuali, per convogliare un turismo d’elite. La proposta cozzò però contro la dura reazione di molte componenti della comunità, a cominciare dall’amministrazione comunale e dalle Regole d’Ampezzo, che si dividono la proprietà della vecchia pista, a confine con il Parco naturale regionale delle Dolomiti d’Ampezzo. Poi è arrivata l’assegnazione dei Giochi invernali 2026, con il progetto di realizzare in quell’area il villaggio olimpico per gli atleti e il centro stampa e televisivo.

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