Maxi-truffa ai danni della Regione Puglia. La Guardia di Finanza sta notificando un'ordinanza di custodia cautelare agli arresti domiciliari nei confronti di sei persone, tra le quali tre avvocati e una dipendente del Tribunale di Bari, e una misura interdittiva. È in corso anche il sequestro preventivo di beni per oltre 22,3 milioni di euro, corrispondente al valore delle truffe. I fatti riguardano compensi legali pagati dalla Regione per migliaia di contenziosi su indennizzi in agricoltura dal 2006 al 2019.
La denuncia presentata dal presidente Emiliano
Agli arresti domiciliari sono finiti l'avvocato Michele Primavera e il figlio Enrico Domenico, gli avvocati Oronzo Panebianco e Assunta Iorio.
«Finte cause ripetute all'infinito»
A capo della presunta associazione per delinquere che avrebbe orchestrato per più di un decennio truffe milionarie ai danni della Regione Puglia c'era, secondo la Procura di Bari, l'avvocato barese Michele Primavera. «Con procure false o rilasciate in modo illegittimo» spesso tramite i patronati, i professionisti «intentavano migliaia di azioni giudiziali contro la Regione - si legge negli atti - per il recupero della indennità compensativa in agricoltura spettante agli agricoltori per gli anni 1989/1993, moltiplicandole con il ricorso all'abusivo frazionamento del credito». Inoltre, «per impedire alla Regione una efficace difesa in giudizio, tramite la creazione di falsi domicili, intentavano azioni legali in varie parti d'Italia ricominciando le azioni esecutive all'infinito».
Nelle sole annualità 2016-2018, gli inquirenti hanno calcolato 6.285 diverse procedure esecutive. Il più stretto collaboratore di Michele Primavera, secondo le indagini della Gdf, era il collega Oronzo Panebianco. Oronzo Pedico, invece, presidente della sede provinciale di Asso-Consum di Barletta, «forniva i nomi degli agricoltori», era cioè il «procacciatore del portafoglio-clienti» del gruppo per i territori di Foggia e dell'alta Murgia. L'avvocatessa Assunta Iorio «predisponeva gli atti di precetto e individuava luoghi e indirizzi per le false domiciliazioni». Ognuno, secondo i magistrati, aveva un «ruolo ben determinato» con una precisa «ripartizione degli utili secondo percentuali prestabilite».
Giuliana Tarantini, dipendente dell'ufficio esecuzione mobiliare del Tribunale di Bari, tra marzo e dicembre 2018 avrebbe percepito fino a mille euro al mese dallo studio legale Primavera per agevolarne le pratiche. La donna, finita oggi agli arresti domiciliari nell'ambito dell'inchiesta della Procura di Bari su presunte truffe alla Regione, risponde di associazione per delinquere, corruzione in atti giudiziari, falso e truffa. Il suo compito sarebbe stato quello di «monitorare le iscrizioni a ruolo trasmesse telematicamente» dai legali dello studio Primavera, di apportare eventuali correzioni agli atti e anticipare «illegittimamente» le date delle udienze. Nell'inchiesta sono indagate in stato di libertà anche altre due ex operatrici giudiziarie dell'ufficio esecuzioni civili del Tribunale di Bari, attualmente in pensione, accusate di aver alterato fascicoli di procedure esecutive in cambio di «pacchi regalo contenenti prodotti agroalimentari».
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