L'ex pm di Mani Pulite ed ex consigliere del Csm Piercamillo Davigo è stato condannato a un anno e 3 mesi dalla Corte d'Appello di Brescia.
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Davigo e il caso Amara
Il magistrato, ora in pensione, era accusato di rivelazione del segreto d'ufficio in merito alla vicenda dei verbali di Piero Amara su una presunta Loggia Ungheria. I giudici hanno confermato la sentenza di primo grado (pena sospesa) pronunciata lo scorso 20 giugno.
La decisione e le carte
I giudici bresciani, nel confermare la sentenza dello scorso giugno a 1 anno e 3 mesi con pena sospesa e non menzione, hanno condannato Davigo anche al pagamento di ulteriori spese processuali oltre che al versamento alla parte civile Sebastiano Ardita di 20 mila euro.
Davigo poi informò del contenuto di quelle carte o le fece vedere ad altri consiglieri del Consiglio Superiore e il presidente della Commissione Parlamentare Antimafia, il senatore (ai tempi esponente M5S) Nicola Morra. E questo, secondo la ricostruzione, anche per motivare i contrasti insorti con il consigliere e un tempo suo compagno di corrente Sebastiano Ardita, citato da Amara - il quale è ora a processo per calunnia - tra coloro che avrebbero fatto parie della fantomatica associazione segreta. Per tanto Ardita si è costituito parte civile al processo, lamentando di essere stato danneggiato dalla diffusione di quelle notizie, per giunta false. Davigo, ha sempre sostenuto, oltre al fatto che per il suo ruolo al Csm non era opponibile il segreto, di aver agito «in buona fede, senz'altro scopo, se non quello di ripristinare la legalità», come è stato ribadito anche in una nota di udienza depositata qualche giorno fa alla Corte d'Appello bresciana dai suoi difensori, Davide Steccanella e Francesco Borasi.