Lavora 2 ore e 20 minuti ma deve ridare all'Inps 15.500 euro di pensione: l'incredibile storia di Giuseppe

Pordenone, mini-contratto vietato da Quota 100. Scatta la trattenuta per 10 anni

Lavora due ore, deve ridare la pensione (foto Pexels - Kindel Media)
di Loris Del Frate
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Venerdì 11 Agosto 2023, 07:08 - Ultimo aggiornamento: 12 Agosto, 15:55

Lavora due ore e 20 minuti nell’arco di tre mesi, da settembre a dicembre, ma adesso deve restituire all’Inps di Pordenone l’intera pensione percepita lo scorso anno, 15mila 500 euro. È l’incredibile storia capita a Giuseppe G., un 68enne residente nel capoluogo del Friuli Occidentale, finito nel tritacarne della burocrazia, in grado di rovinare anche qual tratto di vita che dovrebbe garantire, invece, la serenità. Adesso Giuseppe, che percepiva un assegno mensile di poco più di mille euro, avrà per dieci anni una trattenuta di 180 euro al mese per restituire l’intera pensione incassata nel 2020.

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La sanzione

Giuseppe, dopo una vita di lavoro nel settore del commercio, anche con un breve trascorso da piccolo imprenditore, esperienza finita male, nel 2019 ha deciso che era ora di andare in pensione. Gli mancavano alcuni mesi di contributi per arrivare a quota piena (42 anni e 10 mesi) e così prese al volto Quota 100 voluta dal ministro Salvini. Il primo aprile (la sorte a volte si accanisce anche con le date) firmò i documenti e incassò l’assegno: 1.088 euro. Non tanti, ma comunque sufficienti a tirare a vivere. Tra le raccomandazioni che un impiegato dell’Inps gli fece dallo sportello, prima di andarsene, una era ritenuta fondamentale: andando in pensione con Quota 100, non si poteva fare alcun lavoro per almeno 5 anni. «Se lo ricordi bene», gli disse più volte.

A causa di un problema avuto durante il periodo in cui aveva gestito un negozio, però, l’Agenzia delle entrate, appena lui era andato in pensione, era piombata come un falco trattenendosi 78 euro al mese per pagare un debito che non era stato saldato. A settembre del 2020 un suo conoscente lo chiamò per un piccolo lavoretto: sistemare gli scaffali in un centro commerciale. «Gli dissi che non potevo - racconta Giuseppe - ma l’amministrazione di quel magazzino mi fece presente che quel lavoro era permesso perché non era compreso nei divieti imposti dall’Inps.

Da settembre a gennaio ho lavorato in tutto due ore e 20 minuti: un giorno un’ora e 30, un altro 40 minuti. Mi hanno anche pagato: 30 euro».

La botta

Il bello (o il brutto) arriva adesso. A gennaio 2021 Giuseppe si vede arrivare a casa una raccomandata dall’Inps di Pordenone. «Quando l’ho aperta, c’è mancato poco che svenissi. Mi contestavano il fatto di aver lavorato con contratto due ore e 20 minuti e siccome non potevo farlo, mi richiedevano indietro l’intero ammontare della pensione percepita nel 2020, ossia 15mila 500 euro». L’uomo è subito corso all’Inps, dove gli hanno spiegato che non c’era nulla da fare: doveva pagare. A quel punto ha chiesto di poter rateizzare la cifra. «Molto gentilmente - afferma ironicamente - me l’hanno concesso. Adesso per 10 anni mi tratterranno dalla pensione 180 euro al mese, più gli altri 78».

Giuseppe non si dà pace. «Avrei dovuto lavorare in nero, come fanno in molti, ma nella mia vita ho sempre cercato di essere onesto e leale e così sono rimasto fregato. E poi mi avevano detto che con quel tipo di lavoro non avrei corso alcun rischio. Invece...» L’uomo si è rivolto a un legale pordenonese, Luca Scandurra, per cercare di capire cosa si può fare per uscire da questa trappola. «È tutto vero - spiega il legale - e devo essere sincero, è la prima volta che mi trovo in una situazione così grottesca come questa. Stentavo a credere, poi ho letto le carte ed effettivamente per aver percepito una somma di circa 30 euro, ora il mio cliente dovrà restituirne all’Inps 15mila e 500. Sto valutando la situazione - conclude - e, terminato il periodo festivo, cercherò di capire quali possono essere le azioni più opportune da portare avanti per tutelare il mio assistito, che ora si trova in questa situazione per essere stato corretto e aver accettato un contratto di lavoro per il quale ha pagato persino le tasse su un introito che oserei dire irrisorio».

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