L'ultimo italiano potrebbe nascere tra 200 anni (e morire fra 300). Lo studio choc sul tasso di mortalità

Stimata una spesa di 23 miliardi di euro all’anno fino al 2070, tempo necessario a correggere il trend e riportare la popolazione italiana a 60 milioni di abitanti

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Domenica 3 Settembre 2023, 16:23 - Ultimo aggiornamento: 16:31

L'Italia è uno dei paesi più anziani al mondo, insieme al Giappone. Nel contesto europeo, l'Italia presenta il più alto indice di dipendenza degli anziani (+4,5 punti percentuali rispetto alla media dell'Unione Europea) e il tasso di natalità più basso (-2,3 punti percentuali rispetto alla media dell'UE). Questi dati emergono da uno studio chiamato "Rinascita Italia", presentato durante il forum Ambrosetti a Cernobbio che ha visto la partecipazione di diverse personalità politiche ed economiche. Con il tasso di mortalità destinato ad aumentare, le stime dell'Istat indicano che la popolazione italiana nel 2050 potrebbe diminuire ulteriormente rispetto ai circa 59 milioni di abitanti attuali. In uno scenario pessimistico, potrebbe scendere fino a 51,1 milioni di abitanti, mentre in uno scenario mediano a 54,2 milioni e in uno scenario migliore a 57,5 milioni. Questo andamento avrà conseguenze significative sia a livello del sistema paese che dell'equilibrio generazionale. Si prevede che nel 2050 ci possa essere un rapporto di 1 a 1 tra pensionati e lavoratori, con impatti evidenti sul deficit pensionistico e la necessità di aumentare l'età pensionabile (che potrebbe superare i 70 anni) per sostenere il sistema. In sintesi, la diminuzione della popolazione in Italia nel lungo periodo comporterà sfide legate al lavoro, alle pensioni e all'assistenza sanitaria, con ripercussioni significative sull'equilibrio generazionale e la sostenibilità del sistema.

Come cambia la spesa sanitaria in Italia

Sul fronte della spesa sanitaria, il progressivo invecchiamento della popolazione italiana porterà ad un incremento significativo, stimato a 220 miliardi di euro (9,5% del Pil) al 2050, rispetto agli attuali 130 miliardi di euro (6,7% del Pil). «Data la complessità intrinseca del problema, ad un approccio tecnico è però necessario affiancarne uno di sistema -afferma Valerio De Molli, managing partner e ceo di The European House - Ambrosetti-. Le nostre azioni per essere efficaci devono quindi essere durature nel tempo, basta con le 'politiche on/off', affiancate da un'azione politica tesa a risolvere una volta per tutte i problemi strutturali del Paese; il tutto al fine di ridurre l'incertezza sul futuro che oggi, tra le altre cose, amplia il divario tra figli desiderati (2,3 per donna) ed effettivamente messi al mondo (1,24 per donna)». La questione demografica è un tema complesso, strutturale e con risultati di lunghissimo periodo. Ne deriva un importante sforzo economico per il Paese. Lo studio stima una spesa di circa 23 miliardi di euro all'anno fino al 2070, tempo necessario a correggere il trend e riportare la popolazione italiana a 60 milioni di abitanti. Tuttavia, lo sforzo sarebbe premiato. Il valore attuale netto del Pil incrementale che ne deriverebbe ammonterebbe infatti a circa 916 miliardi di euro nell'orizzonte temporale di riferimento.

15 proposte per il futuro dell'Italia

Le 15 proposte fanno leva su immigrazione, anziani, tecnologia, donne e giovani coppie al fine di ridurre lo squilibrio attuale e su educazione, cultura, procreazione assistita e policy a supporto della genitorialità per invertire il trend delle nascite nel nostro Paese. Le proposte sono pensate per agire su due livelli: il primo, necessario per gestire lo squilibrio attuale, il secondo per favorire la graduale ripresa della natalità. Nel tempo, l'effetto combinato dei due approcci potrà infatti invertire la tendenza attuale. (Segue) Sul primo fronte, l'immigrazione è una leva fondamentale, a patto che sia approcciata strategicamente e non come fattore di emergenza. Stante l'aumentare dell'aspettativa di vita in buona salute, si dovrebbe aumentare l'età lavorativa e coinvolgere attivamente gli anziani nei servizi a supporto della genitorialità. Donne e giovani devono essere messi nella condizione di essere genitori senza eccessiva complessità: largo quindi a maggiori congedi parentali obbligatori per mamme e papà e maggiore diffusione del part-time maschile. Infine, la tecnologia potrà aiutare su due fronti: favorendo una sempre maggiore integrazione tra uomo e macchina (al fine di ridurre l'impatto del venir meno di forza lavoro) e, così come avviene in Giappone oramai da anni, aiutando nel supporto agli anziani. Sul fronte dell'aumento della natalità, importante come sempre lavorare sulle nuove generazioni, educandole alla natalità e alla genitorialità fin dalle prime fasi delle scuole dell'obbligo. Fondamentale l'accesso alla procreazione assistita (l'età media di una donna per avere il primo figlio si sposta sempre più in là nel tempo) anche eventualmente allargata a famiglie monoparentali e omogenitoriali così come avviene in Spagna

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