Incidente Mestre, il rapporto sul guardrail: «Interventi urgenti». Ma sono passati 4 anni

Il progetto esecutivo è del 2019. Per i cantieri mancavano i fondi. Il Comune: «Il varco? Nel 1960 era a norma». Ora non lo sarebbe più

Incidente Mestre, il rapporto sul guardrail: «Interventi urgenti». Ma sono passati 4 anni
di Mauro Evangelisti
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Venerdì 6 Ottobre 2023, 00:03

Tutti sapevano che quel cavalcavia è pericoloso: il guardrail è inadeguato, non rispetta le norme attuali. E sono trascorsi cinque anni da quando la giunta decide la ristrutturazione, quattro da quando viene approvato il progetto esecutivo. Non si trovavano i fondi. Il cantiere alla fine è stato aperto, ma solo un mese fa. Troppo tardi per salvare le vite dei 21 passeggeri del bus morti martedì sera. Eppure, la relazione del progetto esecutivo di ristrutturazione, datato 2019, diceva chiaramente: «Il viadotto Cavalcavia Superiore di Marghera è stato completato alla fine degli anni 60 e non è stato oggetto di interventi di manutenzione straordinaria e rinforzo strutturale successivi alla sua realizzazione. Tale circostanza, unita all’incremento dei carichi da traffico, all’aumento delle velocità di percorrenza, all’effetto degli agenti aggressivi esterni e alle modifiche delle normative di riferimento ha imposto la valutazione della sicurezza statica e funzionale del manufatto». Tra gli interventi ritenuti necessari c’è proprio «l’adeguamento normativo delle barriere con rifacimento dei cordoli laterali».

Seicento

Quando quel guardrail è stato progettato e montato sul cavalcavia in Italia si viaggiava con la vecchia Fiat 600 o, i più fortunati, con le prime Fiat 124, al festival di Sanremo vincevano Claudio Villa e Iva Zanicchi, il presidente del Consiglio era Aldo Moro.

Da allora, in una strada così importante che collega Venezia all’autostrada nulla è cambiato, sul cavalcavia superiore di Marghera è rimasto per decenni una barriera di protezione di 55 centimetri, addirittura con una interruzione di due metri. Insomma è la stessa configurazione prevista, appunto, per le vecchie 600 e per una mole di traffico non paragonabile a quello attuale. Tutti a Venezia da almeno tre lustri sapevano che era necessario un importante intervento di manutenzione. Nel 2016 la giunta inizia un monitoraggio, ma solo nel 2018 decide di intervenire e solo nel 2019 viene completato il progetto esecutivo in cui i tecnici avevano messo nero su bianco l’urgenza dell’adeguamento della struttura, guardrail compreso. Bene, si dirà, subito si è corso per iniziare i lavori. Macchè. Sono trascorsi altri quattro anni prima che si aprisse il cantiere che, beffa crudele, era partito un mese fa. Il dubbio è brutale ma inevitabile: se invece di perdere quattro-cinque anni, ma sarebbe più giusto dire se invece di aspettare qualche decennio, si fosse partiti prima, forse la corsa folle del bus in cui sono morte 21 persone avrebbe avuto un esito differente. Sarebbe finita non su una struttura pensata per le vecchie 600, ma per i veicoli di questo millennio. Il verbale di aggiudicazione della gara da parte del Comune di Venezia è del 26 gennaio 2023 per un importo di 2,8 milioni di euro, in totale l’intervento vale 6,5 milioni. A ben quattro anni dal progetto esecutivo i fondi sono stati trovati in parte con il contributo delle risorse del Pnrr.

 

Lentezza

In queste ore, dopo che la procura ha aperto una inchiesta ed ha disposto una perizia sul guardrail a Venezia, maggioranza e minoranza si stanno lanciando accuse reciproche. L’assessore ai Lavori pubblici, Renato Boraso, ripete: «Il varco era una struttura di servizio usuale e regolare alla fine degli anni Sessanta e consentiva la manutenzione del manufatto. Il foro, ampio quasi 2 metri, in ogni caso non è illegale. Lo sarebbe stato se l’opera fosse stata costruita ora, visto che esiste da 10 anni in materia una normativa europea, regola che non prevede però la retroattività». Non è illegale, ma non è accettabile se si vuole garantire la sicurezza di una strada tanto trafficata. E che fosse urgente iniziare i lavori lo spiegava anche la relazione tecnica collegata al progetto esecutivo di restauro del cavalcavia: la sostituzione delle barriere, dunque del guardrail, è considerata urgente, perché servono quelle omologate, anche con rete antisasso. Si parla di protezioni alte 1 metro 40 centimetri in acciaio, molto più resistente, che arriva a tre metri se si comprende, appunto, anche la rete antiasasso. Boraso giustifica così la lentezza dell’intervento (va sempre ricordato che in Italia c’era stata un’accelerazione sul tema della sicurezza delle infrastrutture stradali dopo la tragedia del Ponte Morandi che è del 2018): «Il cavalcavia è stato trasferito dall’Anas al Comune di Venezia oltre dieci anni fa, io come l’ho ereditato nel 2016 l’ho messo in monitoraggio immediato, fatti i progetti, però il sindaco ha dovuto trovare dei fondi». Sintesi: bisognava trovare i soldi. Giovanni Andrea Martini, del gruppo di opposizione in Comune “Tutta la città insieme”, ribatte: «Se avesse voluto, la giunta avrebbe potuto trovare le risorse prima. Sono stati molto rapidi nel trovare i fondi per lo stadio e il Bosco dello Sport».

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