«E pensare che in una delle scorse settimane eri qui da noi per il corredino, quante risate fatte, quanta gioia nel cuore per la nascita del tuo bambino, quanta gioia nel tuo cuore di diventare mamma, quanta felicità negli occhi di tua mamma nel diventare nonna». Chi si domanda se Giulia Tramontano presagisse un pericolo, o fosse davvero "turbata" come il suo assassino l'ha descritta denunciandone la finta scomparsa, chi vuole sapere che cosa esattamente quelle coltellate abbiano tranciato senza pietà e senza senso, è da queste parole che deve partire: dal racconto commosso che Chiara Tramontano, proprietaria del negozio "La Birba" specializzato nell'abbigliamento per neonati, ha affidato ieri mattina a Instagram. Una nuova vita stava per arrivare, Giulia era felice, sua mamma Loredana era felice e la portava a fare spese con orgoglio, quella figlia che se n'era andata a Milano per vivere una vita migliore ma di tanto in tanto se ne tornava qui, a Sant'Antimo, a casa, a ritrovare il suo abbraccio. «Come si può accettare una cosa del genere, come», scrive la commerciante, dando voce al dolore piombato all'improvviso su questa cittadina che di dolori ne ha provati tanti, ma mai così assoluti, così devastanti. «Voglio fare un appello, voglio chiedere anche al Papa di non opporsi alla pena di morte», dice con gli occhi umidi, sapendo di esagerare ma anche di interpretare il pensiero di tanti, Angelina Iacobucci, titolare di un centro benessere che sta al primo piano del palazzo di fronte a quello dove abitano i Tramontano. «Una famiglia perbene, persone tranquille e a modo, non meritano una cosa così», premette: «Ma nessuno se la merita, e non è giusto che noi madri dobbiamo tremare per le nostre figlie. Io ne ho due, una studia all'Università, vivo nel terrore che faccia un incontro sbagliato. Quell'uomo deve pagare duramente, non come Parolisi che tra un po' esce di galera e ciao. Fino a quando non si puniranno duramente questi mostri - insiste Angelina - continueranno a pensare che così possono risolvere i loro problemi. Basta, in nome di Giulia basta».
LA PANCHINA ROSSA
A Sant'Antimo, come ormai in molti comuni italiani, c'è una panchina rossa, di tanto in tanto si organizzano iniziative per tenere alta l'attenzione sul tema della violenza sulle donne.
Profilo Abbonamenti Interessi e notifiche Newsletter Utilità Contattaci
Logout