Autovelox abbattuto sulla strada della strage di Angelika Hutter, preso un giovane: «Ma non sono Fleximan»

Niente emulazione di un fenomeno, niente strategie o piani collegati ad azioni complesse, ma il gesto isolato ed estemporaneo di un giovane di Santo Stefano di Cadore

Abbattuto l'autovelox sulla strada della strage di Angelika Hutter, preso un giovane: «Ma non sono Fleximan»
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Martedì 30 Gennaio 2024, 19:56 - Ultimo aggiornamento: 31 Gennaio, 01:01

Niente emulazione di un fenomeno, niente strategie o piani collegati ad azioni complesse, ma il gesto isolato ed estemporaneo di un giovane di Santo Stefano di Cadore, quello legato al danneggiamento dell’autovelox di via Udine a Santo Stefano di Carode. Ieri sera, 20 gennaio, i carabinieri della Stazione di Santo Stefano di Cadore, che subito si erano messi al lavoro per capire come e chi avesse operato nella notte del 28 gennaio scorso, all’esito delle indagini e dei sopralluoghi effettuati sulla cabina destinata ad alloggiare l’autovelox comunale, sono riusciti ad identificare l’autore del gesto. 

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L'autovelox vicino alla strage di Angelika Hutter

Il sedicesimo autovelox abbattuto in Veneto è legato a una tragedia, quella dell'incidente nel quale hanno perso la vita Mattia Antoniello, di due anni, suo papà Marco di 47, e la nonna materna Maria Grazia Zuin di 64, travolti dall'Audi guidata dalla 31enne tedesca Angelika Hutter.

L'autovelox si trovava poco distante dal luogo dove lo scorso 6 luglio si è consumato il dramma, a Santo Stefano, in Comelico, riporta Il Gazzettino.

Chi è stato

Il giovane del posto, ascoltato in serata dai carabinieri, ha ammesso la propria responsabilità ed è stato denunciato in stato di libertà all’Autorità Giudiziaria per danneggiamento. «L’evento occorso, che sarebbe sbagliato definire una bravata così come collegarlo a quel fenomeno che potrebbe generare emulazione, è stato affrontato con grande attenzione, proprio per la necessità di chiarire subito i contorni della vicenda» ha commentato il Comandante Provinciale che ha aggiunto «chi pensa, e non è questo il caso di Santo Stefano, che distruggendo questi apparati si fa giustizia sociale, non ricorda che l’analisi della incidentalità sul nostro territorio e gli esiti dei servizi che i carabinieri hanno svolto intensamente anche nell’estate scorsa, in diverse zone montane, per contrastare chi usa le nostre strade come fossero un autodromo, dimostra che far rispettare i limiti di velocità, fuori e dentro i centri urbani, è una azione che salva la vita delle persone. E lo sanno bene quei tanti cittadini onesti della nostra provincia che, a fronte di queste azioni sconsiderate di danneggiamento, chiedono il ripristino degli autovelox quale strumento di prevenzione sul territorio». 

 

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