Droni truccati: dai codici all’altimetro, così i pirati aggirano ogni divieto, il caso di Ciampino

Droni truccati: dai codici all’altimetro, così i pirati aggirano ogni divieto, il caso di Ciampino
di Antonio Calitri
4 Minuti di Lettura
Domenica 1 Agosto 2021, 09:41 - Ultimo aggiornamento: 16:43

Il boom dei droni amatoriali che negli ultimi anni ha fatto scoprire a decine di migliaia di persone la passione per il volo da remoto sta portando nuovi pericoli. A causa della crescita dei furbetti che “truccano” il velivolo per farlo andare anche nelle zone vietate mettendo in pericolo privacy e sicurezza delle persone a terra o in volo. Un’operazione tra l’altro diventata relativamente facile che con un po’ di conoscenze informatiche si può tranquillamente fare dalla propria abitazione oltre che dai tanti negozi indipendenti, un po’ come le vecchie officine che truccavano i motorini. 


Ma c’è di più, come spiega Luca Masali, direttore della rivista di settore Dronezine, «questa modifica è perfettamente legale perché in Italia non c’è una legge che la vieta.

E alle volte è pure necessaria perché magari si ha il permesso, perché il database del produttore che ha messo un blocco è sbagliato. Il discorso è che se togli questo controllo elettronico devi fare molta più attenzione a come utilizzi il drone e alle regole. E se violi lo spazio aereo hai un comportamento delinquenziale e più che furbetto sei un pirata».


L’ALLARME
L’ultimo allarme è arrivato pochi giorni da Tivoli, dove la Polizia postale ha identificato un sessantunenne che aveva sbloccato l’altimetro del suo drone, che per legge consente ai velivoli un’altezza massima di 120 metri, per andare oltre i duemila e filmare gli aerei nelle operazioni di atterraggio a Roma Ciampino. Un comportamento che poteva provocare un incidente grave e per il quale dovrà rispondere del reato “di attentato alla sicurezza dei trasporti”. 
Il gesto però non è isolato. Il nuovo regolamento europeo, stabilisce le norme per l’utilizzo delle diverse categorie di droni, da quelli amatoriali ai professionali, da poche decine di grammi ai 25 kg. L’area in cui si annidano i furbetti o meglio gli incoscienti è quella dei droni amatoriali al di sotto dei 250 grammi, che non prevedono registrazione obbligatoria, qr code identificativo e patentino per l’utilizzo.

 
«Negli ultimi 10 anni» spiega Luciano Castro, presidente della Roma Drone Conference, il maggiore evento professionale italiano sui droni, «grazie alla miniaturizzazione della tecnologia e all’abbattimento dei prezzi, in tanti hanno scoperto questa passione e si vogliono sentire dei piloti senza staccare i piedi da terra. E tra questi, che sono decine di migliaia, ci sono anche tanti che cercano di andare al di là delle regole o si fanno prendere la mano e violano le zone o ancora, semplicemente non le conoscono perché per i droni sotto i 250 grammi, seppure io lo consiglio, non c’è obbligo di prendere il patentino».

 
In Italia le regole prevedono che salvo autorizzazioni, non si possa volare al di sopra dei 120 metri, nei centri storici, in zone abitate, parchi nazionali, aeroporti, poligoni e tanto altro come illustrato sul sito www.d-flight.it. In tanti però non le considerano un freno. Per aggirarle però, devono superare un blocco inserito da diversi produttori tra i quali la cinese DJI, che in Italia ha circa il 90% del mercato.

 
GLI HACKER
Quando nello scorso decennio venne introdotto questo blocco, fu la russa Copersafe a neutralizzarlo per primo mettendo in vendita sul web un firmware alternativo al costo di 200 euro. Poi ci pensarono gli hacker di tutto il mondo a creare delle versioni gratuite e oggi, nonostante l’azienda cinese ne introduce sempre più sofisticati sistemi, sul web si trovano i comandi per neutralizzarli e liberare il drone. Per chi non ci sa fare però, ci sono le vecchie officine, negozi di informatica indipendenti e soprattutto i cinesi nei dintorni della romana piazza Vittorio o della milanese via Paolo Sarpi che per una ventina di euro sbloccano il drone. Tanto il rischio non lo corrono loro ma i pirati che entrano nelle no fly zone. 

© RIPRODUZIONE RISERVATA