Covid Campania, fuga di malati nel Lazio (molti con la bombola d’ossigeno). Via in 116 dagli ospedali

Covid, malati da Napoli nel Lazio con la bombola d’ossigeno. Via in 116 dagli ospedali dell’orrore
di Lorenzo De Cicco
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Giovedì 12 Novembre 2020, 22:24 - Ultimo aggiornamento: 13 Novembre, 11:43

«C’è anche chi è venuto in macchina dalla Campania con la bombola d’ossigeno», racconta Giorgio Casati, il direttore generale dell’Asl di Latina, la provincia più a Sud del Lazio dove nell’ultima settimana centinaia di malati provenienti da Napoli o da Caserta si sono riversati in cerca di cure. «Non solo malati Covid - spiega il diggì - vengono per qualsiasi motivo: chi si è rotto un braccio e non sa dove farsi operare, chi ha l’influenza, chi ha uno scompenso». I flussi sono ancora gestibili, aggiunge. Ma manca poco perché la situazione diventi un problema: «La Campania è come un lago che sta tracimando. Se continua così rischia di riempire anche tutto ciò che le sta intorno».

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Lazio compreso.

La giunta del governatore Nicola Zingaretti è consapevole del problema, tanto che ieri mattina l’assessore alla Sanità, Alessio D’Amato, il capo dell’Unità di crisi Covid del Lazio, ha contattato l’omologo campano per cercare di mettere un freno a un fenomeno che rischia d’intasare gli ospedali nella regione della Capitale. Dalla giunta di Vincenzo De Luca, secondo quanto riferiscono alla Pisana, sarebbe arrivata una rassicurazione: i medici d’ora in poi indicheranno ai pazienti quali strutture della Campania sono disponibli, evitando anomali pendolarismi che, in tempi di pronto soccorso straripanti, vanno assolutamente evitati.

In attesa di capire se la misura produrrà qualche effetto, i confini regionali continuano ad essere attraversati. L’area più colpita è quella di Formia, 38 mila abitanti, 15 chilometri dal fiume Garigliano, linea di frontiera nelle cartine geografiche fra Lazio e Campania. Secondo un rapporto dell’Asl di Latina, solo al pronto soccorso dell’ospedale di Formia, in una settimana, dal 4 all’11 novembre, si sono presentati 96 pazienti provenienti da Caserta o da Napoli. Altri 10 sono andati all’ospedale Santa Maria Goretti di Latina. Totale: 116. E sono solo i pazienti che l’Asl è riuscita sin qui a tracciare, dati che peraltro non tengono conto del flusso delle ultime 36 ore, quando gli spostamenti dall’area del Casertano sono cresciuti ulteriormente. «Molti - spiega un medico in prima linea dell’Asl pontina - ci hanno raccontato di aver provato ad andare all’ospedale di Sessa Aurunca, in Campania, ma lì hanno detto che non accettavano più malati non Covid, che tutti i posti letto erano stati riconvertiti e anche quelli per i positivi erano in via di esaurimento». 

C’è chi ha noleggiato un’ambulanza privata per farsi trasferire d’urgenza in un ospedale del Lazio, per evitare di rimanere in coda per ore sulla barella del furgone. «Ma anche da noi - riprende il medico - abbiamo le ambulanze incolonnate con i pazienti dentro». Meno di Napoli, però. E così, chi può, arriva a spendere fino a 2mila euro per farsi trasportare fuori regione. Al di là degli episodi, sono i numeri ad allarmare. «All’ospedale di Formia il 20% degli accessi ormai riguarda pazienti della Campania. Uno su cinque - riprende il direttore dell’Asl, Casati - questo fenomeno va governato prima che la situazione si metta male». Sedici pazienti campani sono stati ricoverati negli ultimi giorni: 5 per Covid, 11 per altre patologie. Altri 90 sono stati rimandati dopo essere stati curati in pronto soccorso. «I nostri ospedali non mandano via nessuno - ha chiarito l’assessore del Lazio, D’Amato - non possiamo rifiutare assistenza a chi sta male. Ma serve una regia nazionale, così come è accaduto durante la prima ondata, quando abbiamo curato nelle nostre terapie intensive i pazienti del Nord. Nella fase che stiamo vivendo, ogni posto letto è prezioso».
 

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