Clima, gli attivisti colpiscono ancora, maxi striscione davanti al Colosseo per fermare la corsa ai combustibili fossili

Clima, gli attivisti colpiscono ancora, maxi striscione davanti al Colosseo per fermare la corsa ai combustibili fossili
di Franca Giansoldati
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Domenica 17 Settembre 2023, 09:30 - Ultimo aggiornamento: 09:34

Stavolta non hanno fermato il traffico sul Grande Raccordo nè si sono incollati i polpastrelli al marmo della statua del Laooconte nei Musei Vaticani. Gli attivisti climatici che chiedono coerenza e coraggio nella transizione energetica per evitare il collasso terrestre entro la fine del secolo stamattina hanno appeso uno striscione recante la scritta “Fight Fossil Fuels” (Combatti i combustibili fossili) sul ponte pedonale che attraversa Via degli Annibaldi a Roma, nei pressi del Colosseo. 

Gli attivisti di Extinction Rebellion vogliono denunciare l'inazione delle multinazionali del fossile e dei governi «che continuano a finanziarle, in quanto tra le principali responsabili dell'attuale emergenza». La protesta, hanno spiegato, si inserisce nell'ambito della campagna internazionale “Global Fight to End Fossil Fuels”, che tra il 15 ed il 17 Settembre ha portato migliaia di cittadini e cittadine in tutto il mondo ad effettuare mobilitazioni, cortei, performance ed azioni in piazza o sul web.

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La crisi climatica, sottolineano, è sempre più tangibile e i movimenti globali che lottano per un'effettiva giustizia climatica sono sempre più attivi.

Questo perché la politica riempie i propri discorsi di parole come “transizione ecologica” o “svolta green”, ma nei fatti continua a fornire sussidi ambientalmente dannosi, lasciando carta bianca alle maggiori multinazionali del settore: basti pensare che l'attuale governo italiano ha deciso di investire ben 41,8 miliardi di euro in nuovi sussidi ambientalmente dannosi, di cui 13 investiti direttamente nell'industria del fossile.

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«Per questo chiediamo alle multinazionali del settore ed al governo di ascoltare la scienza e invertire immediatamente la rotta, mettendo in atto misure di contrasto radicali ed efficaci».

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In Africa, tra il 2001 e il 2021 sono state registrate almeno 2.121 emergenze sanitarie, il 56% delle quali legate al clima. Solo nel 2019, circa 1,1 milioni di persone nella regione africana. sono morte prematuramente a causa di malattie legate all'inquinamento atmosferico, il che rappresenta un sesto della stima globale di decessi annuali che è di 7 milioni.  Secondo gli ultimi rapporti dell'Onu la salute delle persone e del pianeta sono inestricabilmente legate. Il Gruppo intergovernativo di esperti sul cambiamento climatico (IPCC) afferma che lo spostamento delle temperature medie aggrava l'insorgere di condizioni sanitarie già esistenti, come la malaria e altre malattie trasmesse da vettori. Una sintesi dello stesso rapporto realizzata dall'OMS illustra come i sistemi sanitari possano essere facilmente paralizzati dai cambiamenti climatici.

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Della condizione climatica ne parlerà anche il Papa con la seconda parte dell'enciclica Laudato Si che verrà promulgata sotto forma di Lettera Apostolica il 4 ottobre prossimo, festa di San Francesco. Un documento elaborato alla vigilia della COP28.
 

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