Verona, carabiniere amante della moglie del suo comandante: sorpresi in intimità, viene trasferito «per punizione»

Dopo essere stato scoperto dal comandante-marito e un altro collega, il brigadiere è stato trasferito «per incompatibilità ambientale»

Verona, carabiniere amante della moglie del suo comandante: sorpresi in intimità, viene trasferito «per punizione»
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Sabato 24 Dicembre 2022, 09:22 - Ultimo aggiornamento: 26 Dicembre, 08:53

Da tempo era entrato in intimità con la moglie del comandante. Beccati in "flagrante", il carabiniere è stato trasferito per condotta ritenuta «disdicevole e poco opportuna». Una storia che arriva dalla provincia di Verona e che è andata oltre la semplice punizione.

Sono seguite anche due denunce e altrettante condanne a tre anni e 4 mesi di reclusione per «falso ideologico in atto pubblico», una delle quali è appena stata cancellata per prescrizione dalla Cassazione, riporta il Corriere del Veneto. 

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La vicenda

Dopo essere stato scoperto dal comandante-marito e un altro collega, il brigadiere è stato trasferito «per incompatibilità ambientale» presso un’altra sede, sempre nel Veronese.

I fatti risalgono al giugno del 2008. La donna contesa è la moglie del comandante dei carabinieri di un importante centro vicino Verona. Il matrimonio entra in crisi e nella coppia si insinua una terza persona, il collega del marito. Una volta scoperta la tresca amorosa, il brigadiere subì il procedimento disciplinare sfociato nel «trasferimento per incompatibilità ambientale»: una «punizione» che mirava a «stigmatizzare una relazione sentimentale con una donna sposata e non ancora separata legalmente».

La disputa legale

I due sono stati visti insieme «seduti al tavolo di una gelateria, intenti a consumare una bibita amoreggiando, incuranti dei presenti e mentre le figlie minori dei due giocavano». Dichiarazioni che però sarebbero state successivamente smentite, anche perché era emerso che in quei giorni (giugno del 2008) le «figlie minori» della donna si trovavano in villeggiatura. Per questo nei confronti dei due comandanti scattò la denuncia per «falsità ideologica in atto pubblico» che si tradusse nella condanna di entrambi in primo e secondo grado a tre anni e 4 mesi di reclusione.

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