Alessia Pifferi, chiesto l'ergastolo dal pm di Milano: «Ha pensato solo a divertirsi e non si è mai pentita per l'omicidio della figlia»

La 38enne è stata arrestata nel luglio del 2022 per aver lasciato morire di stenti la piccola figlia Diana di soli 18 mesi

Alessia Pifferi, in aula la 38enne accusata di aver lasciato morire di stenti la figlia: «Non l'ho uccisa». Respinta integrazione della perizia psichiatrica
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Venerdì 12 Aprile 2024, 11:58 - Ultimo aggiornamento: 13 Aprile, 09:45

È tornata oggi in aula oggi Alessia Pifferi, la 38enne arrestata nel luglio del 2022 per aver lasciato morire di stenti la piccola figlia Diana di soli 18 mesi, avendola abbandonata in casa da sola per sei giorni. L'avvocato Alessia Pontenani ha basando la sua strategia difensiva su una perizia psichiatrica secondo cui la Pifferi sarebbe stata già seguita tra i 6 e gli 11 anni dai servizi di neuropsichiatria infantile territoriale e aveva avuto già «una diagnosi funzionale di turbe psichiche e gravi ritardi cognitivi», certificata «da una cartella clinica che abbiamo recuperato grazie al Policlinico». Di conseguenza, è stata richiesta ai giudici un'integrazione della perizia psichiatrica, che aveva già certificato la capacità di intendere e volere della donna. La difesa ha puntato a ribaltarne l'esito e a dimostrare il grave deficit cognitivo di cui la 38enne avrebbe sofferto fin da bambina, ma nel pomeriggio il pm di Milano Francesco De Tommasi ha chiesto la condanna della donna all'ergastolo.

La richiesta respinta

Il pm Francesco De Tommasi ha chiesto il rigetto della richiesta della difesa per «mettere la parola fine» a questa fase di accertamento psichiatrico, anche perché questa documentazione «non può cambiare la conclusione della perizia», dal momento che dalle carte non si evincono «quali siano problemi patologici ma si parla solo di problemi di apprendimento, una situazione molto diffusa tra i bambini». E ancora: «Noi dobbiamo giudicare Pifferi oggi e cosa ha fatto in quella settimana maledetta». La Corte d'Assise di Milano ha respinto la richiesta della difesa di Alessia Pifferi di integrare la perizia psichiatrica, che aveva già escluso vizi di mente, con nuova documentazione.

Quelle carte, recuperate e prodotte dalla difesa, sono state comunque acquisite agli atti del processo dalla Corte, presieduta da Ilio Mannucci Pacini, che ha spiegato però che l'integrazione di perizia non appare in assoluto necessaria.

La decisione del Pm

Il pm di Milano Francesco De Tommasi ha chiesto la condanna all'ergastolo per Alessia Pifferi, la 38enne in carcere per aver lasciato morire di stenti la figlia Diana di 18 mesi abbandonandola da sola in casa per sei giorni nel luglio 2022. È accusata dalla Procura, davanti alla Corte d'Assise, di omicidio volontario aggravato dalla premeditazione, dai motivi abietti e futili e dal fatto di aver ucciso la figlia. Dopo cinque ore di requisitoria il rappresentante della pubblica accusa ha tirato le file e ha sottolineato “l’intenzione” dell’imputata che «lascia solo la figlia per sei lunghissimi giorni» e se hai 18 mesi «l’unica persona su cui puoi contare è tua madre». Per il pm Alessia Pifferi «non ha mai mostrato segni di pentimenti, non si è mai assunta la sua responsabilità per quello che ha fatto, ha assunto un atteggiamento finalizzato esclusivamente a scrollarsi di dosso la sua responsabilità lei che non consentito alla figlia di farsi la sua vita». L’imputata deve rispondere di omicidio volontario con dolo diretto, «era probabile, certo, lo scopo finale».

Un delitto aggravato dal rapporto di filiazione con Diana e dei futili motivi. «Ha lasciato sua figlia per andare a trascorrere due giorni dal compagno, per divertirsi, per distrarsi, per avere i suoi spazi. Se vuoi i tuoi spazi o non fai figli o se non puoi prendertene cura puoi chiedere aiuto agli altri, a partire da tua sorella» ha spiegato il pm che ha ricordato la "progressione criminosa" (non era la prima volta che l'imputata lasciava sola la bambina) fino alla morte. «Non ha il coraggio di ucciderla perché non è affetta da nessuna patologia, è vigliacca, lascia al destino di sbarazzarsi della figlia. Le prime volte non ci riesce, l’ultima volta ci riesce perché non la lascia tre o quattro giorni, ma sei giorni, e ce la fa» ha aggiunto De Tommasi. A quasi due anni dall'omicidio, «non c’è stata resipiscenza. Ha recitato una parte in questo processo e lo ha fatto con arroganza, con egocentrismo: pensa solo a se stessa. Oggi nelle dichiarazioni spontanee anziché rivolgersi ai giudici si è rivolta agli italiani mostrando di essere una diva, un’attrice perché da bambina di sentiva isolata e oggi anche a scapito della figlia ci è riuscita» a farsi conoscere, è il giudizio amaro. Alessia Pifferi «è la responsabile dell'uccisione volontaria di Diana. Per aver tradito la fiducia della propria figlia, commettendo il più grave dei delitti che una madre può compiere, chiedo l’ergastolo. Per aver inflitto conferenze atroci e privandola così presto della possibilità di farsi una vita chiedo l'ergastolo» le parole conclusive della requisitoria. La prossima udienza è in calendario è il 13 maggio quando a prendere la parola sarà l'avvocato di parte civile e la difesa dell'imputata, prima della possibile sentenza.

Le dichiarazioni in aula della Pifferi

«Voglio dire davanti a tutta Italia che non ho mai voluto far del male a mia figlia, non l'ho uccisa, non mi è mai passato per la mente di uccidere mia figlia, non è stata una cosa premeditata». Sono le parole pronunciate spontaneamente da Alessia Pifferi nell'aula del processo in corso a Milano, prima della requisitoria del pm. «Non sono un assassino o un mostro, ma sono solo una mamma che ha perso la sua bambina, mai ho pensato che potesse accadere una roba del genere alla mia bambina». E ancora: «Non c'è minuto o giorno in cui non penso a mia figlia Diana, non ho mai negato a mia sorella di vederla. Diana è venuta al mondo all'improvviso, non sapevo di essere incinta, l'ho accettata è stata il regalo più bello che la vita potesse regalarmi». Per quanto riguarda la sua salute mentale: «I miei familiari sapevano delle problematiche che avevo ma non mi hanno mai detto nulla, se crescendo me ne avessero parlato non so che metodo di cura avrei potuto fare ma mi sarei curata e penso che oggi sarei ancora con Diana e non ci troveremmo in questa situazione drammatica» aggiunge nel suo intervento durato circa dieci minuti. «Sto già pagando il mio ergastolo avendo perso la mia bambina». 

Le rivelazioni sulla sua infanzia 

Pifferi nelle sue lunghe dichiarazioni è partita dall'«infanzia di bambina sempre isolata, senza amici» con «l'insegnante di sostegno» e ha parlato del padre che «aveva un carattere violento e spesso picchiava anche mia mamma e io assistevo a queste sceneggiate e ho subito - ha aggiunto - anche un abuso sessuale verso i 10 anni, ma non l'ho mai detto alla mia famiglia perché temevo di non essere creduta». Ha fatto anche il nome della persona che avrebbe abusato di lei. «Mi hanno tolto da scuola mentre frequentavo un corso di operatrice sanitaria, perché dovevo accudire mia madre che stava male». E ancora: «Io vivevo con pochissimi soldi. Tutti gli uomini che ho avuto mi prendevano in giro e giocavano con me». 

La requisitoria del pm

La «tragica morte della piccola Diana» inizia il 14 luglio del 2022 e si conclude il 20 luglio, «stiamo parlando di sei giorni in cui la figlia dell'imputata, di appena un anno e mezzo, resta sola in casa senza nessuno, senza nessun tipo di assistenza e cura, senza un'alimentazione adeguata, senza cibo, acqua o latte che possa assicurarle la sopravvivenza». Inizia così la requisitoria del pm di Milano Francesco De Tommasi che si appresta a chiedere la condanna di Alessia Pifferi, la madre accusata di aver lasciato morire di stenti la figlia. Per una bambina di un anno e mezzo «sei giorni è un'eternità» e così, in una culletta, «si conclude la parabola triste, sfortunata, di questa bambina» che ha «patito sofferenze atroci, terribili, che si è spenta lentamente all'esito di un processo di progressivo indebolimento delle funzioni vitali fino a perdere la vita». Diana era sola in casa «perché la madre invece di adempiere ai propri dovere, stare accanto alla figlia, l'ha lasciata sola ed è corsa dal suo compagno» aggiunge. «Oggi ci è venuta a dire che non è un'assassina, ma allora perché ha voluto sempre giustificare con tutti che la bimba non era sola in casa?», ha aggiunto il pm. «Sapeva benissimo che era una cosa che non si fa, lo sa anche un bambino che è un comportamento gravissimo».

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