Dall’11 maggio infatti si è concluso formalmente il periodo di sospensione per la maggior parte delle attività mentre nei Palazzi di giustizia si celebrano soltanto le udienze urgenti e con rigide regole per contingentare gli ingressi nelle aule, per il resto si ricorre al processo da remoto quindi in effetti è come se ci si fosse fermati alla fase 1. E per un distretto giudiziario come quello di Latina – da decenni in affanno e con un arretrato record – lo stop prolungando equivale quasi ad una dichiarazione di morte. «Nelle ultime settimane – spiega Mignano – si sta svolgendo qualche udienza nel settore penale ma soltanto quelle urgenti. Ciò significa che saltano oltre il 90% dei processi, molti dei quali si avviano a prescrizione. Nel civile si celebra il 10-15% utilizzando gli strumenti telematici perché si tratta del deposito di atti ma la verità e che il sistema non regge e che ci vorranno tre anni per smaltire ciò che si è accumulato».
FASCICOLI RECORD
Se lasciamo parlare i numeri in questo periodo di lockdown nel settore lavoro – dove non si stanno celebrando udienze - sono state iscritte circa 1900 nuove cause, complessivamente i fascicoli che si sono accumulati sono circa 6mila. Per non parlare del giudice di pace dove i rinvii, sia per il civile che per il penale, vengono fissati a novembre, dicembre e anche a gennaio 2021. Anche perché il processo telematico è strumento utilizzabile solo in alcuni casi, pochissimi per la verità e lo smart working non si può utilizzare non avendo cancellieri e dipendenti che lavorano da casa il collegamento remoto con il sistema telematico del Tribunale.
LA RICHIESTA
«La categoria degli avvocati, che già prima del Covid non viveva un momento facile – sottolinea Mignano – è in profonda crisi e non soltanto quella. Perché c’è anche tutto l’indotto: consulenti, periti, ingegneri, commercialisti, medici. In Tribunale quotidianamente, in tempi normali, circolano circa 700 persone che allo stato attuale non stanno lavorando. Ci sono 2mila persone ferme e soprattutto mancano tempi certi per la ripresa dell’attività che potrebbe non ripartire neppure a settembre». Una prospettiva drammatica per gli avvocati che con la manifestazione di venerdì intendono chiedere che venga ampliato il numero delle udienze in presenza.
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