Cécile de France da “The new pope” a tutto eros al noir in cui mette in scatola il capo: «Il cinema ha riscoperto le donne»

Cécile de France (al centro) nel film "Rebelles"
di Gloria Satta
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Domenica 26 Gennaio 2020, 09:30 - Ultimo aggiornamento: 12:39
PARIGI Nella serie The New Pope, diretta dal premio Oscar Paolo Sorrentino e attualmente in onda su Sky, Cécile de France interpreta Sofia, la raffinata capo-marketing del Vaticano e appare in un’insolita versione sexy, spesso nuda o perfino impegnata in attività erotiche. Cambio di scena: nel film Rebelles di Allan Muduit, una commedia ”nera” che esprime in pieno il nuovo ”Girl Power” cinematografico, (successo da un milione di spettatori in Francia, esce da noi il 6 febbraio), l’attrice è Sandra, unghie esagerate e look leopardato. In passato è stata una reginetta di bellezza ma ora, torva e arrabbiata, fa l’operaia in un conservificio. E taglia il pene al capo che aveva cercato di violentarla. Con l’aiuto di due colleghe, inscatola poi i resti dell’uomo e si dà alla fuga tra sparatorie e colpi di scena che fanno pensare al ”cult” Thelma e Louise. «Il nostro film, definito un mix tra Ken Loach e Tarantino, è un inno al riscatto femminile e, malgrado la chiave grottesca, abbiamo evitato ogni caricatura», spiega Cécile al Rendez-vous Unifrance. Ha 44 anni, origini belghe, occhioni azzurri e una carriera benedetta da maestri come Dardenne, Rochant, Eastwood. Ma non se la tira per niente, anzi risulta simpatica e diretta.



Cosa l’ha spinta a girare ”Rebelles”?
«Dopo aver interpretato tanti personaggi solari, positivi e accattivanti, mi divertiva l’idea di cambiare registro: la mia Sandra è antipatica, odia la madre e le proprie radici proletarie. Sono ancora la ragazzina che amava travestirsi».

Sta cambiando anche il cinema, sempre più orientato a puntare sulle protagoniste femminili?
«Senza dubbio. I registi si sono accorti che le donne fanno incassare e io, per fortuna, ho l’età giusta per cavalcare questa rivoluzione. Ma non mi passa per l’anticamera del cervello l’idea di portare sullo schermo dei proclami femministi: voglio raccontare delle storie interessanti e capaci di dare emozioni al pubblico».

Avverte anche nella società una virata femminista?
«Sì, c’è nell’aria un risveglio che produce una certa ebollizione. Mi fa pensare al secolo dei Lumi...La coscienza collettiva ha cominciato a riflettere sul ruolo della donna e il cinema ha il potere di influenzare la mentalità della gente, combattendo disparità e pregiudizi. A condizione di non essere mai noioso».

”Rebelles” è nato sulla scia del movimento #MeToo?
«No, il regista l’ha scritto prima della mobilitazione contro le molestie, quindi è un precursore. Le protagoniste del film non giocano a fare i maschi: sono all’avanguardia perché prendono in mano il proprio destino. E dimostrano che, quando una donna si emancipa, tutto è possibile».

Ammetterà che la scena della castrazione è un po’ forte...
«Rappresentava un’autentica scommessa. Abbiamo puntato sulla chiave tragicomica per rendere la situazione credibile e, al tempo stesso, disinnescarla. Ci siamo riusciti, credo».

Che effetto le ha fatto, dopo ”The Young Pope”, tornare sul set di Sorrentino e dare una svolta al suo personaggio?
«E’ stato appassionante. Paolo mi ha spiegato che, attraverso il mio ruolo, intendeva rendere omaggio alla forza delle donne. E’ per questo che, nell’universo tutto maschile, misterioso e oscuro del Vaticano, Sofia è l’unica persona che indossi abiti chiari».

E il pubblico scopre la sua sensualità.
«Equivale alla luce e rende in pieno il carattere positivo del mio personaggio che fa molto bene a Papa Brannox-John Malkovich. Sul set ci siamo divertiti, Sorrentino sceglie soltanto attori simpatici e intelligenti. Se si farà la terza stagione della serie, sono pronta».
Intanto che progetti ha?
«Ho girato La comédie humaine, un film di Xavier Giannoli ispirato a Balzac, nel ruolo di una baronessa amante di Xavier Dolan. E The French Dispacht di Wes Anderson, un western. In De son vivant sarò invece un medico, diretta da Emmanuelle Bercot. E’ bello lavorare con le donne».
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