L'attività fisica rilevata veniva trasformata in punti, che alla fine dello studio potevano essere scambiati con premi, assegnati in base all'attività svolta dal bambino (incentivi individuali), oppure a quella dei loro migliori amici e collettivamente all'interno di squadre (incentivi sociali). In queste ultime due condizioni, più i loro amici si muovevano, più i bambini ricevevano punti. «Gli incentivi sociali erano molto più efficaci rispetto a quelli individuali nello stimolare l'attività fisica dei bambini, portando ad un aumento globale del 52% di attività rispetto ad una condizione di controllo", spiega Eugenia Polizzi, ricercatrice dell'Istituto di scienze e tecnologie della cognizione del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Istc) e coautrice del lavoro. «Inoltre - continua - l'effetto degli stimoli sociali varia a seconda del genere, le bambine risultano più recettive a incentivi in cui i punti sono scambiati con quelli delle migliori amiche, mentre nei maschi hanno più successo quelli di “gruppo” in cui i punti vengono sommati e redistribuiti tra i membri di una squadra». «Questi risultati sono spiegabili in termini di differenze nelle reti di amicizia: quelle femminili sono più ristrette e reciproche, quelle maschili più ampie e caratterizzate da giochi di gruppo». Lo studio, pubblicato su “Nature Human Behaviour”, è coordinato dal Joint Research Center della Commissione europea in collaborazione con l'Università di Cambridge.
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