Tredici sono gli imputati, con in testa Carmine Fasciani (in primo grado condannato a 28 anni, con pena ridotta in appello a dieci anni per il non riconoscimento del reato associativo di tipo mafioso) e la moglie Silvia Bartoli (passata dai 16 anni di pena in primo grado ai sei anni e mezzo in appello). Complicata la vicenda processuale che ha visto alla sbarra quello che all'epoca fu indicato come il clan del litorale romano. In primo grado ci furono pesanti condanne, per un complessivo che superò i duecento anni di carcere; in appello, però, cadde l'accusa di associazione e l'aggravante della modalità mafiosa.
Ci furono quindi dieci condanne, numericamente più contenute. E si è arrivati alla decisione della Cassazione, che il 26 ottobre dello scorso anno ha ordinato di rifare il processo d'appello al fine di riprendere in considerazione l'accusa di mafia, con le relative aggravanti, anche per il narcotraffico; cosa, questa, che in caso di riconoscimento, potrebbe portare al ritorno alle condanne pesanti inflitte in primo grado.
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