Ha detto Campagna: «Sui manuali sta scritto che la preparazione prevede la fase di scarico quindici giorni prima dell’evento: l’ho calcolata sul giorno giusto. Siamo in gran forma. E se Rudic dice di essere qui per l’oro, io dico che noi non siamo qui per l’argento». Che guanto di sfida! E poi ribadisce il concetto di qualche giorno fa: «La storia la fanno i vincenti». E’ chiaro che il Settebello ha una voglia, non matta ma ragionata, di farla questa storia, anzi rifarla, perché proprio a Londra iniziò quella leggenda della carta migliore al gioco della scopa.
E se si vuole un commento ancora, è quello di Felugo, che a Rudic che aveva detto, dopo aver battuto il Montenegro in semifinale, che la forza della Croazia è la difesa, risponde: «Noi la difesa la cominciamo dall’attacco; è come il Tetris, una difesa globale». E che difesa, quando laggiù c’è Tempesti, che proprio con Rudic cominciò la sua avventura che è qui alla quarta Olimpiade; quando in mezzo c’è Premus, che è croato di Fiume italianissimi nonni, e c’è Felugo, o Valentino Gallo che ha segnato tre gol.
C’è tutto in questa bellissima squadra multietnica e moderna per approccio e formazione: c’è il cubano Perez, italiano per amore di una ragazza cosentina, quello che ha messo a segno l’ultimo gol dell’ultimo quarto della luna azzurra di ieri sera; c’è Figlioli che è stato anche australiano ma con italianissimo padre che fu ranista di successo, e Giorgetti che ha mamma ungherese, e Fiorentini che ha avuto il suo grosso corpo a corpo con il serbo Dusko Pjetlovic, ma in questa partita il corpo a corpo è stato il piatto forte, perché, come degno della pallanuoto, era scontro fisico, né bruto né brutale ma scontro.
L’Italia ha chiuso il primo quarto avanti di due gol, 4-2, e quel vantaggio ha avuto alla fine, sapendo contrastare azione per azione quelle dei serbi; il secondo quarto è finito in parità, 2-2, il terzo ha visto l’Italia avanzare un altro po’ portandosi, con il parziale di 2 a 1, sull’8 a 5. La rete in più della Serbia nel quarto quarto non ha fatto che rimettere la situazione allo stadio della prima frazione: 9 a 7 il finale che porta gli azzurri dritti dritti ad affrontare i bei ricordi del passato, che tutti loro hanno sentito raccontare o appena visto se, da piccoli, era consentito loro guardare la tv e quella favolosa volta di Barcellona ’92, quando...
Già, quando cosa? Campagna era in vasca, Rudic a bordo. E la loro Italia fece piangere il re di Spagna. L’allievo, il maestro, Londra, il Settebello, l’Italia integrata, la pallanuoto, sogni d’oro.
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