Caso Scajola, caccia ai misteri degli 007: al setaccio file della camera segreta

Caso Scajola, caccia ai misteri degli 007: al setaccio file della camera segreta
di Cristiana Mangani
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Lunedì 19 Maggio 2014, 07:42 - Ultimo aggiornamento: 18:59

Migliaia di nomi scritti con accanto posizioni, carriere, indiscrezioni personali. Nel mega archivio sequestrato dalla Dia a Claudio Scajola compaiono politici, medici, imprenditori, avvocati, atti delle più “opache” vicende giudiziarie d’Italia.

Un archivio vero e proprio che è custodito nella dependance di Villa Ninina, a Imperia, già più volte perquisita. I magistrati della Dda di Reggio Calabria cominceranno ad analizzarli da mercoledì prossimo. Si tratta di documenti considerati di fondamentale importanza per accertare se e in che modo l’ex ministro abbia favorito la latitanza dell'ex deputato di Forza Italia, Amedeo Matacena, e cercato di «schermarne» le aziende per evitarne il sequestro. I pm si recheranno a Genova per iniziare a prendere visione dei documenti, perché sarebbe stato complicdato trasferirli in Calabria. Nel frattempo, un gruppo di consulenti informatici darà la caccia a file ed email cancellati dai computer e dai tablet sequestrati durante il blitz dell’8 maggio scorso.

IN CASSAFORTE

La mole di carte, agende, fascicoli, è custodita in una camera blindata del centro Dia di Genova e sarà personalmente il procuratore di Reggio Calabria, Federico Cafiero de Raho, insieme al sostituto della Dna, Francesco Curcio, e al pm della Dda reggina, Giuseppe Lombardo, a prenderne visione e a valutarne l'importanza ai fini dell'inchiesta. Di particolare importanza è considerato il lavoro dei consulenti informatici i quali avranno come compito principale quello di riportare alla luce tutti i file cancellati che potrebbe avere rilevanza investigativa. Il sequestro di atti a Scajola non è il primo, tanto che lui in passato aveva dichiarato: «Non esiste dossieraggio. Le battaglie politiche le ho sempre condotte a viso aperto. I documenti in mio possesso sono leciti e pubblici, molti non li ho nemmeno guardati, mi sono stati consegnati dopo aver lasciato il Viminale».

L’obiettivo degli investigatori è di accertare il coinvolgimento nell'inchiesta di altre persone che avrebbero partecipato al progetto di spostamento di Matacena da Dubai al Libano. I pm sperano così di individuare “la rete” di amici sulla quale si è soffermato lungamente il giudice per le indagini preliminari, Olga Tarzia, nell'ordinanza di custodia cautelare con la quale ha arrestato Scajola e soci. C'erano svariati «amici» desiderosi di «aiutare Amedeo Matacena - ha scritto il giudice - in modo che non fosse sottoposto all'esecuzione della grave pena che era stata comminata».

IL PENTITO

Ed è proprio la rete, «il corpo riservato» del quale ha ampiamente parlato il pentito di mafia, Francesco Oliverio nel processo che si sta svolgendo a Imperia, quello che interessa particolarmente ai magistrati. Il collaboratore ha indicato l’esistenza di una sorta di organismo parallelo dello Stato che comprenderebbe membri della massoneria, dei servizi segreti e politici. E che avrebbe collegamenti anche con la criminalità organizzata. Un argomento che sembra stare molto a cuore alla Dda reggina che già lo ha affrontato nella parte di inchiesta che riguarda l’ex tesoriere della Lega, Belsito.

Intanto Claudio Scajola ha dato incarico a un nuovo avvocato di assisterlo. Insieme con Giorgio Perroni ed Elisabetta Busuito, si occuperà della sua difesa anche il senatore del Nuovo centro destra, Nico D’Ascola. Il legale è relatore sui disegni di legge di modifica del codice penale in materia di scambio elettorale politico-mafioso e di autoriciclaggio, ed è stato il difensore di Gianpi Tarantini, il cui nome compare anche in questa indagine.

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