Dal buono pasto al buono spesa I provider al servizio dei Comuni Il caso di Up Day a Torino (e non solo)

Dal buono pasto al buono spesa I provider al servizio dei Comuni Il caso di Up Day a Torino (e non solo)
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Giovedì 9 Aprile 2020, 19:00 - Ultimo aggiornamento: 21 Aprile, 13:00

Up Day assicura a Torino la distribuzione di buoni spesa a 12mila famiglie. 2700 i Pdf scaricati nelle prime quattro ore

Il welfare aziendale viene in soccorso del nuovo welfare dell’emergenza Covid-19. Il sistema della distribuzione dei buoni spesa tramite i Comuni è stata la prima concreta occasione per dimostrare una sinergia virtuosa tra il mondo dei provider di welfare aziendale e la macchina pubblica che faticosamente sta cercando di offrire supporto e protezione (quindi welfare pubblico) ai cittadini che prima e più duramente sono stati colpiti dall’emergenza economica che segue (e seguirà) quella sanitaria. Le risorse messe a disposizione dallo Stato (400 milioni di euro da suddividere tra i cittadini più bisognosi per il tramite dei circa ottomila Comuni italiani) sono state “scaricate a terra” più rapidamente dove il Municipio ha potuto avvalersi della tecnologia e dell’esperienza dei provider più dinamici e affidabili.

 È quello che è successo a Torino. Nel giro di 48 ore la squadra di Up Day (già emettitore dei buoni pasto per i dipendenti del Comune di Torino) è riuscita a predisporre una efficace modalità per assicurare la distribuzione dei buoni spesa per i 12mila nuclei familiari identificati dal Comune, come destinatari della prestazione assistenziale.

“Abbiamo predisposto dei Pdf con codici a barre leggibili sia dai sistemi tradizionali di barcode presenti nella Gdo e nella rete che di punti vendita alimentari che già incassavano i nostri buoni pasto – spiega Mariacristina Bertolini, vice presidente e direttore generale di Up Day – sia dagli smartphone a disposizione di ogni negoziante che volesse convenzionarsi per entrare nella rete della distribuzione del buono”. Il Pdf viene inviato o via mail o tramite un’App specifica, o via telefonino al beneficiario, che potrà poi stamparlo, dopo averlo scaricato, se preferisce materializzare il voucher, oppure sottoporlo al riconoscimento digitale della rete.

Il codice trasferito al provider diventerà il percorso monetico per la liquidazione del buono all’esercente. “Il digital divide non ha influito sulla distribuzione – spiega l’assessore Marco Pironti – anche perché ci eravamo preparati ad assicurare uno sportello all’Anagrafe per chi avesse avuto difficoltà con il processo di dematerializzazione, che ha evidenti vantaggi. Abbiamo visto che il 75% degli utenti ha iniziato e concluso la procedura di scarico e di utilizzo del buono in via digitale. E il residuo 25% ha preferito acquisire via telefono qualche informazione in più, per poi concludere in via elettronica il processo, nella quasi totalità. Le do’ un dato, il primo giorno di distribuzione, a fronte di una ventina di persone che si sono presentate all’ufficio, sono stati scaricati 2700 Pdf nelle prime quattro ore”.

“Solo per la nostra grande competenza tecnologica e per la nostra capacità performativa abbiamo potuto produrre 170mila Pdf per un valore unitario di 25 euro. Un gran lavoro che non ha prodotto alcun intoppo – spiega Bertolini – abbiamo fatto viaggiare i codici senza alcun contatto fisico tra le persone. È stata decisiva l’esperienza di tanti anni di buoni pasto, ormai in gran parte digitali, distribuiti nelle aziende come elemento del piano di welfare. Più una vocazione all’impegno sociale che nasce anche dall’essere figli, come azienda, di due imprese cooperative. Una vocazione che ci ha già fatto attenti a ogni possibile articolazione tra sistemi di welfare pubblico e di welfare aziendale che diventa anche opportunità per il territorio in cui l’azienda è inserita. Un sistema virtuoso, che si qualifica per la capacità di fare rete”.

Oltre che per il Comune di Torino, Up Day ha predisposto un analogo servizio per i Comuni di Bologna, Modena e Piacenza. L’esperienza accumulata con l’emissione di buoni pasto aziendali assicura anche la finalizzazione dell’iniziativa: con questa modalità di incasso il buono spesa alimentare del Comune, così come il buono pasto aziendale, è spendibile solo per generi alimentari, perché i codici riconoscono le categorie delle merci inserite nel conto predisposto con la pistola barcode.

Per il Comune sarà l’occasione di acquisire nuove informazioni sulle nuove povertà, sulle modalità di consumo (l’incrocio dei codici del voucher, con quelli dell’esercente che lo ha incassato può offrire anche informazioni utili sulla mobilità nel territorio comunale) e sulle tipologie del bisogno. Per il provider, come Up Day è l’opportunità per dimostrare, se ce ne fosse bisogno, che l’esperienza maturata con il welfare aziendale ha una vocazione universalistica che oggi si manifesta in modo più evidente. “Non credo che questa crisi possa azzerare l’esperienza di welfare aziendale. È vero che le imprese avranno meno risorse da distribuire, ma sarà l’occasione per erogare qualche servizio concreto, di base, in aggiunta alla busta paga, per gratificare il dipendente. Cambierà l’orientamento e la motivazione del beneficio. Ma resta una opportunità essenziale per la relazione tra impresa e dipendenti. Certamente cambierà il mercato; ed è facile prevedere che avverrà una selezione tra gli oltre novanta provider attivi – conclude Bertolini – la differenza verrà fatta dalla capacità di innovazione del servizio e dalla qualità del supporto tecnologico offerto”.

Marco Barbieri

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