Redford applauditissimo con All is lost: «Io, naufrago solo sul set»

Redford applauditissimo con All is lost: «Io, naufrago solo sul set»
di Gloria Satta
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Lunedì 27 Maggio 2013, 16:36 - Ultimo aggiornamento: 16:54
CANNES - Titoli di coda, fischi in sala. Only God Forgives, solo Dio perdona, ma la stampa internazionale non perdona il 42enne Nicolas Winding Refn: premiato nel 2012 come miglior regista per Drive, appena un Festival dopo cade da cavallo. Un caldo applauso accoglie invece Robert Redford che a 75 anni non ha perso la voglia di rappresentare il cinema indipendente e torna a Cannes come attore con un film ambizioso e insolito, All is lost di J.C. Chandor, in cui interpreta un naufrago e pronuncia una cinquantina di parole in tutto.



Una sfida? «Io, il mare e niente dialoghi: si, è stata una bellissima sfida», spiega Redford. «Avevo invitato il regista al Sundance Festival con Margin Call e quando mi ha proposto di essere nel suo nuovo film ho accettato con gioia. Non capita spesso di leggere una sceneggiatura così originale e attenta ai dettagli. Ed è strano che, di tanti talenti che accogliamo dal ’90 al Sundance, nessun regista mi aveva mai chiesto di recitare».



IL SILENZIO

Protagonista di All is lost è il silenzio. «Un valore misconosciuto ma nel quale io credo molto», dice Robert. «Oggi si parla troppo, si comunica anche senza motivo ma il silenzio è l’essenza della vita. Sul set mi ha permesso di abitare il ruolo con più consapevolezza. Ho avuto fiducia nel regista e mi sono lasciato andare...».



La tecnologia accelera il ritmo del mondo, aggiunge, «è un’energia affascinante ma quanto tempo durerà? E’ proprio questo il tema del film. In scena ci sono un uomo, una barca e il tempo in contrasto con tutto il rumore che si fa nel mio Paese». E come sta l’America? «Attualmente vive una sorta di cambiamento, dopo il Watergate la credibilità delle istituzioni ha iniziato a sgretolarsi e io, come regista, mi sono sempre occupato di quella zona grigia nascosta di solito dalla propaganda».



Alla sua età, ha girato senza controfigura le scene più spericolate di All is lost. «Del resto non ho mai voluto stuntmen nemmeno quando ero giovane: il mio orgoglio me lo impediva». Con l’acqua ha sempre avuto un rapporto stretto: «Sono cresciuto in California, sulle rive dell’oceano e ho sempre amato nuotare. Ma da Los Angeles ho voluto fuggire presto per prendere le distanze da Hollywood. La mia salvezza è stata distinguere la vita professionale, magari radicata proprio lì, dalla vita personale e per questo sono andato ad abitare tra le montagne dello Utah. Se fossi rimasto all’interno del sistema, oggi non sarei qui».



GLI INDIPENDENTI

Nei prossimi mesi, Redford interpreterà una parte in Captian America-The Winter Soldier, un film sul supereroe della Marvel. Il nuovo impegno da regista dovrebbe invece essere Passeggiata tra i boschi dal romanzo di Bill Bryson. E reciterà ancora. «Non ho mai smesso di fare l’attore, ho cominciato davanti alla cinepresa e non voglio perdere questa opportunità. Anche perché dirigere e produrre film comporta una grande pressione e ogni tanto ho bisogno di rilassarmi».



Che consigli darebbe, da paladino del cinema indipendente, a un giovane autore che non vuole farsi stritolare dalle leggi del sistema? «Gli raccomanderei di essere intellettualmente onesto. Oggi è sempre più difficile fare film indipendenti. Ma se ci provi, se scommetti su storie personali e profondamente sentite, puoi convincere il mondo intero».
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