Serena Mollicone, teste chiave smentisce in aula: «Non l'ho mai vista in caserma»

Ricostruita nel dibattimento d'appello la mattina del suicidio di Tuzi, Torriero: «Non era lo stesso ma non mi ha mai confidato di stranezze del maresciallo Mottola»

Serena Mollicone e la caserma dei carabinieri di Arce
di Vincenzo Caramadre
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Martedì 26 Marzo 2024, 14:35 - Ultimo aggiornamento: 14:45

«Non ho visto Serena in caserma il 1 giugno del 2001 ma l'ho vista altre volte entrare e uscire dal cancello grande sotto della caserma nuova insieme ad altri amici». Queste la parole pronunciate davanti alla prima Corte d'Assise d'Appello di Roma, da Annarita Torriero, la donna che ebbe una relazione con Santino Tuzi, il brigadiere morto suicida nel 2008 dopo aver rivelato di aver visto Serena Mollicone entrare in caserma, durante il processo per l'omicidio della 18enne di Arce uccisa nel 2001.

«Io nella caserma non l'ho mai vista - spiega Torriero - quando io andavo in caserma non c'era nessuno e se entrava qualcuno e noi lo vedevamo dalla telecamera, perché Tuzi era di piantone, io andavo via».  Con queste dichiarazioni la teste smentisce quanto affermato la scorsa udienza, quella del 22 marzo 2024, da Sonia Da Fonseca, secondo cui Torriero le avrebbe detto di aver visto  Serena in caserma il 1 giugno del 2001.

E su Serena  Mollicone aggiunge: «La conoscevo, la vedevo sul corso di Arce con altri ragazzi, e dicevo come fa una brava ragazza come quella a stare in quella compagnia con il figlio del maresciallo Mottola». La deposizione di Anna Rita Torriero è stata costellata da molti «non ricordo» e «non lo so». Ma è stata chiara, come lo era stata nel corso del processo di primo grado, dinanzi alla corte d'assise di Cassino che ha assolto Marco, Franco, Anna Maria Mottola, Francesco Suprano e Vincenzo Quatrale, su un aspetto: «È assolutamente falso che il primo giugno del 2001 abbia visto Serena nella caserma dei carabinieri di Arce. Non ho mai detto una cosa del genere e chi lo afferma sarà querelato per calunnia». 

IL SUICIDIO 

Anche in appello Torriero ha ricostruito i suoi rapporti con Tuzi, fino al suicidio avvenuto l'11 aprile 2008. Dopo la morte di  Serena «Tuzi era strano quando passavamo a Fonte Cupa (dove venne trovato il corpo di Serena Mollicone ndr) cambiava umore. Non era lo stesso ma non mi ha mai confidato di stranezze del marescialloMottola dopo quella morte».  Torriero racconta: «Mi aveva lasciato davanti alla porta una stecca di sigarette e un mazzo di fiori con un biglietto. C'era scritto "Queste rose appassiranno, l'amore che ho per te vivrà in eterno"».  Torriero lo aveva chiamato invitandolo a salire a casa. «Io lo vidi troppo confuso, sudava, mi disse oggi mi porto la pistola, gli chiesi di posare la pistola ma lui non voleva. Mi sono messa paura. Mi voleva abbracciare e baciare ma io non volli. Poi appena uscito chiamai i carabinieri, dissi che non stava bene. Avevo capito che poteva commettere un gesto insano. Rimasi al telefono con lui - ha raccontato  ancora - porto ancora le conseguenze dello sparo, da questo orecchio non ci sento».

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