Mercato "americano" a Frosinone, la ripartenza è in salita. Gli ambulanti: «Pochi clienti e spendono meno»

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Venerdì 7 Agosto 2020, 10:09 - Ultimo aggiornamento: 8 Agosto, 09:19
A poco più di un mese dalla ripartenza, lo storico mercato “americano”, nel quartiere Giardino, si presenta resistente e malinconico. È scesa, causa Covid, l’affluenza dei cittadini e, conseguentemente, anche gli incassi per i bancarellisti. Pur vero, però, che agosto, con la città che si svuota, ha sempre rappresentato un momento di discesa degli affari per i commercianti.
La protesta
«Vogliamo il mercato del Giardino subito!», si poteva leggere su alcuni manifesti attaccati in città nei mesi passati. Poi, verso la conclusione del mese di giugno, il mercato “americano” in viale Giordano Bruno è fortunatamente ripartito. Prima della ripartenza, in realtà, si era registrata anche la possibilità di cambiare temporaneamente la sede del mercato, per rispettare al meglio tutte le disposizioni di contrasto e prevenzione in materia di coronavirus. Ma, dopo una serie di rilievi tecnici, eseguiti da un professionista incaricato dal Comune, ricevuto il parere positivo, l’Amministrazione ha emesso un’ordinanza relativa alle nuove disposizioni per svolgere il mercato proprio nel quartiere Giardino. E così, con alcune modifiche, lo storico appuntamento del giovedì, a fine giugno ha ripreso vita dopo la pausa forzata. I cambiamenti attuati, per rispettare tutti i protocolli di sicurezza, vedono, tra le altre cose, i banchi di vendita solo ad un lato della strada, la distanza tra le bancarelle è aumentata, è stato lasciato uno spazio per i mezzi di soccorso, è obbligatorio l’uso delle mascherine, come il distanziamento di almeno un metro.
La situazione attuale
Ieri, in piazza Garibaldi, erano solo due le bancarelle presenti, tra l’altro con veicoli privati parcheggiati all'interno della piazza. «Non ho capito il perché non ci siano le bancarelle qui– ha dichiarato un commerciante, riferendosi a Piazza Garibaldi – mi hanno detto che qualcuno ha rinunciato, per via del Coronavirus, per gli altri non so cosa è successo». A pochi metri dalla Porta Romana, iniziava invece la fila delle bancarelle. Abbiamo quindi chiesto un commento ai venditori ambulanti sulla situazione del mercato, dopo la ripresa: «La situazione è triste – ha commentato uno di loro - qualcuno viene a fare acquisti ma molto meno rispetto a prima del Covid». «È una situazione drammatica – ha invece dichiarato un altro bancarellista – le persone non fanno più acquisti, sia per la paura di contrarre ancora il coronavirus, sia perché hanno pochi soldi. Questo vale in tutti i mercati in cui lavoro, come Fondi e Cassino. Ormai stiamo solo sopravvivendo». Un altro venditore, invece ha spiegato: «Stiamo attenti alle prescrizioni ma l'afflusso è sceso e non c'è ripresa. Ho notato che molti clienti non vengono più. Neanche dai paesi limitrofi. Prima, invece, sì. Forse, anche la nuova predisposizione non va bene. I parcheggi sono troppo lontani rispetto a prima, quando il mercato non era così lungo e le bancarelle erano ai due lati della strada. Molti bancarellisti, tra l’altro, neanche vengono più qui a lavorare. È un mercato spento». Un altro commerciante, invece, ha ragionato: «È un problema che nasce dal sistema economico, ormai le persone preferiscono andare nei centri commerciali che comprare alle bancarelle, non sono più abituati, come lo erano prima. Poi il Covid ha peggiorato ancor di più la situazione». Infine, un altro giovane venditore: «Agosto è sempre stato un mese difficile per noi. Certamente, rispetto all'agosto di un anno fa, i clienti sono scesi. Nonostante tutto, nonostante il Covid, riesco però ad arrivare a quel minimo che serve per mangiare. Non è così drammatica la situazione. Speriamo che,tornando alla normalità, la situazione migliori». «Effettivamente – ha testimoniato una cittadina – da quando siamo in questa fase 2 presto più attenzione a quanto spendo. La situazione non è delle più rosee, quindi se prima spendevo almeno 15 o 20 euro ogni giovedì, ora preferisco evitare e spendo molto meno».
Matteo Ferazzoli
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