“Quella è la mia porta”. Per l'estremo difensore Turati, uno dei protagonisti della scalata del Frosinone in Serie A, la curva nord è una sorta di seconda casa. Lo è diventata gara dopo gara, grazie anche al grande calore dimostrato dai tifosi che hanno sempre scandito il suo nome nei cori che riempivano il cielo sopra lo "Stirpe". Non a caso, visto che per venti gare non ha subìto gol ed è uno dei perni della difesa meno battuta del campionato, insieme a quella del Genoa, con soli 21 reti al passivo in 35 partite.
Per celebrare le vittorie, durante la stagione, è andato sempre sotto la Nord insieme agli altri giocatori e con tanto di megafono ha cantato e saltato con i supporter di fede canarina.
Ieri sera, infatti, quando la sfida con la Reggina era finita da un pezzo, non ha resistito. Lo stadio era ormai pressoché vuoto, con la festa che si era spostata sulle strade della città. Lui, Turati, per alcuni minuti ha lasciato gli spogliatoi in cui regnava la gioia di squadra e club ed è tornato da solo in campo. Erano le 23.20. Una corsa veloce verso la Nord per riabbracciare ancora una volta i tifosi. In curva erano rimasti in pochi, un piccolo gruppo. L'hanno accolto con un boato e tutti hanno ripreso a saltare e a ballare. C'è anche questo dietro il miracolo Frosinone.