Cinquecento lavoratori persi nel giro di 12 mesi, occupazione dimezzata se si confrontano i numeri di quest’anno con quelli del decennio scorso. Succede nello stabilimento Stellantis di Cassino che quest’anno vedrà andar via altri 300 operai a fronte di zero assunzioni. Le poche commesse e l’internalizzazione di alcuni servizi ha visto calare sensibilmente l’occupazione anche nelle fabbriche dell’indotto, dove dallo scorso mese di dicembre sono stati mandati a casa tutti gli interinali.
STIPENDI PIÙ PESANTI
Tuttavia, dopo la visita di Tavares della scorsa settimana, in fabbrica si guarda con ottimismo al futuro. Intanto, dall’inizio di marzo, nessuna giornata di lavoro è andata persa a causa di mancanza materiale. E quella marzo gli operai dello stabilimento di Cassino sarà una busta paga più ‘pesante’.
Ieri in fabbrica si è svolta l’assemblea indetta da Fim, Uilm, Fismic, Ugl e Aq che ha visto la partecipazione di molti operai.
I NUMERI
Bisogna intanto fare i conti con i numeri: a febbraio dello scorso in fabbrica si contavano poco meno di 3.200 operai, poi anche 12 mesi fa vennero firmate le intese per le uscite volontarie e ci fu una vera e propria emorragia: a dicembre 2022 per la prima volta la fabbrica è scesa sotto le 3.000 unità, attestandosi sulle 2.900. Adesso scenderà a 2.600 circa: numeri che impressionano se si pensa che non una vita fa, ma il decennio scorso, gli occupati erano circa il doppio. Cassino, così come Melfi ed altri stabilimenti del Gruppo, ha subito una ‘cura dimagrante’ anche nell’indotto. A partire dal 2021, poco dopo la fusione tra Fca e Psa, Tavares visitando proprio lo stabilimento di Cassino aveva lamentato i costi di produzione troppo elevati. È dunque iniziata una riduzione dei costi con l’internalizzazione di alcuni servizi, diminuendo le commesse alle aziende esterne. Tra Fca e indotto, oggi, c’è stata una riduzione di quasi il 50% di occupazione: da 12.000 a circa 6.000.
Al contrario, la visita di Tavares a Cassino della scorsa settimana ha dato un forte segnale per il futuro dello stabilimento e per tutto l’Indotto. Dopo il Windsor Assembly Plant in Canada, dunque, Cassino è il secondo stabilimento Stellantis ad ospitare linee di produzione di veicoli basati sulla piattaforma Stla Large. «Lo stabilimento laziale - ha spiegato il Ceo di Stellantis - vanta una lunga tradizione di innovazione e tecnologia, il supporto dei dipendenti di Cassino è per noi un grande stimolo per sviluppare veicoli in grado di conquistare i clienti con una mobilità pulita, sicura e accessibile».
LE PROSPETTIVE
Difficile, se non impossibile, tornare ai numeri occupazionali del decennio scorso. Ma nel territorio c’è ottimismo, a partire dai rappresentanti dei lavoratori. «La Uilm di Frosinone - spiega il sindacato in una nota - è sempre stata convinta che lo Stabilimento Stellantis di Cassino sarebbe tornato ad essere un punto fondamentale nel mondo Stellantis e dell’Automotive». A guardare il bicchiere mezzo pieno è anche il mondo politico. Il sindaco di Cassino Enzo Salera spiega: «Le dichiarazioni di Tavares lasciano ben sperare sul futuro e sul mantenimento della produzione ma sarebbe auspicabile riaprire subito il tavolo che si era avviato in Regione con Zingaretti».
Il presidente di Unindustria Cassino Francesco Borgomeo chiosa: «Il distretto dell’automotive del Lazio guarda con interesse a Cassino e lavora su una dimensione interazionale per nuovi processi produttivi. Il progetto “P4F” sta andando avanti ed è molto importante per il territorio. Oggi c’è un cambio di paradigma: non bisogna pensare più quello che la fabbrica può dare al territorio, bensì le risorse del territorio che possono essere sfruttate da Stellantis, in primis l’Università di cassino. L’emorragia di posti di lavoro? C’è stata, ma oggi l’indotto ha una proiezione più ampia, che va oltre Cassino».
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