Il business dell'accoglienza, gli investigatori: «I fondi per i migranti utilizzati per feste e auto di lusso»

Il business dell'accoglienza, gli investigatori: «I fondi per i migranti utilizzati per feste e auto di lusso»
di Vincenzo Caramadre
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Giovedì 24 Ottobre 2019, 14:21 - Ultimo aggiornamento: 25 Gennaio, 16:22

Nei frigoriferi delle case che ospitavano i migranti c'erano scarafaggi, il cibo fornito era scarso e scadente; ma loro, i gestori dei progetti di accoglienza, giravano con auto di lusso acquistate con i soldi destinati ai migranti.
Sono solo alcuni particolari dell'inchiesta Welcome To Italy, portata a termine ieri dalla Guardia di Finanza e dalla Polizia sotto il coordinamento della Procura di Cassino. Ben 25 gli indagati a piede libero.
Coinvolti imprenditori, dipendenti delle cooperative, ma anche sindaci e amministratori locali.
Un patto di non concorrenza tra le varie cooperative per la spartizione del territorio.

Le accuse ipotizzate, a vario titolo, vanno dall'associazione a delinquere finalizzata alla corruzione di dipendenti pubblici, estorsione, truffa ai danni dello Stato e Enti Pubblici, frode in pubbliche forniture, abuso d'ufficio, malversazione ai danni dello Stato, emissione ed utilizzo di fatture false.
Sequestrati, inoltre, beni e quote societarie per 3 milioni di euro, vale a dire l'importo che illecitamente avrebbero percepito per la gestione migranti.

Gli indagati, tutti a piede libero, per associazione a delinquere sono: Paolo Aristide Aristipini 48 anni di Cervaro, Katia Risi 44 anni di Cervaro, Bruno Scittarelli 70 anni di Cassino (ex sindaco), Daniele Scittarelli 37 anni di Cassino, Daniele Quadrini 48 anni di Sora, Michele Murante 70 anni di Poggio Mirteto (in provincia di Rieti), Lucia Risi 37 anni di Cassino, Francesco Mosillo 37 anni di Cassino (ex consigliere comunale ed ex vice presidente del Cosilam), Lucio Secondino 43 anni di Cassino, Dino Secondino 45 anni di Cassino (ex presidente del Consiglio comunale di Cassino), Michele De Rosa 36 anni di Cassino, Luca Imondi 38 anni di Cassino, Martino Valiante 58 anni di Santa Maria Capua Vetere in provincia di Caserta.

Per gli altri reati, senza il vincolo associativo, gli indagati sono: Modesto Della Rosa 60 anni di San Giorgio a Liri (ex sindaco e attuale vice sindaco), Angelo Marrocco 69 anni di Rocca d'Evandro (ex sindaco Rocca d'Evandro), Massimiliano Murante 34 anni di Poggio Mirteto (Rieti), Alessandro Pieroncini 36 anni di Poggio Mirteto (Rieti), Ornella Romanelli 63 anni di Rocca d'Evandro, Simone Di Nallo 42 anni di Cervaro, Giuseppe Di Pilla 67 anni sindaco di Sant'Agapito (Isernia), Salvatore Maddonni 63 anni di Sant'Agapito (Isernia), Giuseppe D'Errico 40 anni di Casagiove (Caserta), Valentina Tomassi 35 anni di Cassino e Salvatore Secondino 74 anni di Cassino.

Il Gip Domenico Di Croce ha emesso anche 18 misure cautelari. Per 11 ha applicato l'obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria e sono: Aristipini, Katia Risi, Bruno Scittarelli, Michele Murante, Modesto Della Rosa, Angelo Marrocco, Giuseppe Di Pilla, Francesco Mosillo, Lucio e Dino Secondino e Luca Imondi.
Per 7 il divieto di svolgere l'attività imprenditoriale per un anno e sono: Aristipini, Katia Risi, Bruno Scittarelli, Francesco Mosillo, Lucio e Dino Secondino e Luca Imondi.

In due anni di indagini, a quattro mani, è emerso che molte delle cooperative avevano ottenuto rimborsi non dovuti e commesso frodi nella fornitura di servizi ai migranti, ma anche richieste di «rimborso-rette» per rifugiati non più presenti sul territorio nazionale.

Il presunto sistema illecito, in pratica, si poggiava sul mancato utilizzo dei fondi dei progetti Sprar e Cas per gli scopi ottenuti e sarebbero stati utilizzati, invece, per acquisto di auto di lusso, ma anche per l'organizzazione di una festa di compleanno e per la ristrutturazione di una villa con piscina di uno degli indagati. Ampio filone dell'indagine ha riguardato poi il coinvolgimento di sindaci e amministratori locali i quali avrebbe assegnato la gestione dei progetti Sprar senza una gara d'appalto.

Nella mole di carte, documenti e fatture le fiamme gialle e i poliziotti hanno concentrato la loro attenzione sui lavori eseguiti da una società di Costruzione connivente con due indagati.
La lente è stata posizionata su fatture emesse tra il 2013, il 2014 e il 2015, per lavori eseguiti, solo formalmente, alle strutture della cooperativa Casa di Tom, ma in realtà eseguite a una villa di Cervaro di proprietà di Katia Risi e Paolo Aristipini.Importi che superano i 40 mila euro.

Nel corso delle perquisizioni è stato anche rilevato lo stato dei luoghi altamente fatiscente con ambienti sporchi all'interno delle cucine, ma la presunta malagestione dei centri di accoglienza aveva invece consentito ai responsabili , di utilizzare automobili di lusso, quali due SUV della BMW modello X1 e X3, acquistati in leasing dalla cooperativa stessa.

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