Avances su un ragazzo durante
le lezioni di musica, maestro
condannato a quattro anni

Avances su un ragazzo durante le lezioni di musica, maestro condannato a quattro anni
di Marina Mingarelli
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Sabato 16 Febbraio 2019, 14:54
Violenza sessuale nei confronti di un ragazzino di 14 anni, condannato a quattro anni di pena Gennaro G. di quaranta anni che operava in un centro diurno di Veroli. I fatti risalgono al 2015 quando la mamma dell’adolescente, da tempo separata dal marito, per poter sbarcare il lunario era stata costretta a lavorare. Così per fare in modo che il figlio potesse essere seguito costantemente, lo aveva iscritto al centro diurno di Veroli. E proprio in questo doposcuola il minorenne aveva conosciuto l’imputato che lo aveva stimolato a seguire la sua passione per la batteria. L’uomo si era offerto anche di dare al ragazzino delle lezioni private, nella sua abitazione. La mamma, che conosceva la famiglia del quarantenne, persone perbene e molto stimate in città, non aveva avuto alcun problema a far seguire al figlio quelle lezioni. Addirittura gli aveva anche comperato le bacchette da utilizzare per suonare lo strumento a percussione.

IL TELEFONINO
La vicenda è venuta fuori quando un compagno di classe avrebbe letto sul telefonino dell’amico i ripetuti messaggi che l’accompagnatore del centro inviava al ragazzino. A quel punto l’adolescente, insieme ad alcuni suoi amici, aveva organizzato una sorta di spedizione punitiva nei confronti dell’educatore.
Un giorno gli studenti del centro diurno avevano affrontato l’uomo dicendogli che doveva lasciar state il loro amico altrimenti sarebbe finita male. Tutto poi era rimasto sotto la sabbia fino a quando la storia della presunta violenza sessuale era finita alle orecchie di un poliziotto nonché padre di uno dei frequentatori del centro.
Era stato proprio il poliziotto ad allertare gli investigatori della questura affinchè si potesse far luce sulla vicenda. Su questo aspetto però l’avvocato Paolo De Simone, difensore dell’imputato, ha sempre sostenuto che si trattava di dicerie di paese senza alcun fondamento.

LA MAMMA PARTE CIVILE
Tornando alla vicenda, la madre della vittima, informata dei fatti, dopo aver presentato denuncia si era rivolta agli operatori dell’associazione Onlus “La Caramella buona” che ha sede ad Acuto.
Nel processo che è seguito la donna si è costituita parte civile tramite l’avvocato Monica Nassisi che fa parte dell’omonima associazione.
Ieri, nonostante la richiesta di assoluzione da parte del pm, il quale ha sostenuto che non vi erano elementi schiaccianti a carico dell’imputato, il giudice dott. Mancini ha emesso sentenza di condanna a 4 anni di carcere. In aula anche Roberto Mirabile e Anna Maria Pilozzi, presidente e vice della Onlus oltre alle collaboratrici. «Siamo soddisfatti della sentenza – ha dichiarato la dott.ssa Anna Maria Pilozzi - perchè ancora una volta abbiamo ottenuto verità e giustizia».
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