Alvaro Moretti
Alvaro Moretti

La difficile rimonta/ I giochi a rate della Capitale, ma quelli veri valevano di più

di Alvaro Moretti
6 Minuti di Lettura
Mercoledì 11 Novembre 2020, 11:28

Bene. Anche gli Europei di atletica, quelli del 2024, si svolgeranno a Roma. Dopo quelli di calcio che vedranno proprio Roma (chissà in che modo, per via del Covid) protagonista nel 2021. 
Dopo verrà la rassegna continentale del nuoto, in programma nel 2022, così come i mondiali di beach volley. Poi nel 2023 la Ryder Cup sul green di Guidonia. Sembra un’olimpiade. A rate, però. Parcellizzata, omeopaticamente somministrata agli appassionati di sport. Con un impatto minimo sul rilancio della Capitale d’Italia. E senza i circa due miliardi di dollari che il Cio garantiva alla città vincitrice di una contesa che, allora, sembrava fatta per riaccendere la fiamma di Olimpia nello stadio che ospitò i Giochi – dicono- più belli di sempre, quelli del 1960.

Calcio, nuoto e golf: a Roma quattro anni di grande sport


Non andate dietro agli sbandieratori di specchietti, la rassegna di atletica – per chi ne sa e se ne intende – farà scontare a Roma, nel 2024, il difetto di fabbrica di arrivare dopo due settimane dalle olimpiadi europee di Parigi (quelle a cui la sindaca Raggi disse pervicacemente no, lo ricorderete). Con atleti che il massimo l’avranno – bontà loro – dato proprio per inseguire una medaglia olimpica.
Usciamo però dal tema del rimpianto preventivo, con l’analisi: essere capitale olimpica per le due settimane di gare significa – ovunque questi Giochi si svolgano – rappresentare il centro del mondo. Essere notizia da prima pagina per la Bulgaria e le Isole Tonga. Vivere, sicuramente con passione (i romani, da questo punto di vista, non tradiscono mai), un europeo di atletica, anche se si andrà a lanciare il peso dentro il Colosseo, regalerà lo spazio dovuto solo nelle pagine sportive europee.
La sindaca Raggi, ieri, twittava ricordando che ora la città se li può permettere gli Europei d’atletica del 2024. La verità è che – pur con i mille problemi di questi tempi amari – il Recovery Plan romano poteva partire molto prima con i due miliardi di dollari garantiti dal Cio. 
Questa città fatica tremendamente a tornare protagonista mondiale; cattura l’attenzione solo per monumenti e vestigia consegnateci secoli, millenni fa. Un evento come quello a cinque cerchi giustificava interventi sulla città e sui suoi servizi che si attendono da decenni; il 21 settembre 2016 la sindaca Raggi rinviava ad una capacità di governo ordinario che – per dirla con gli sportivi – è stato finora un eterno 0-0 (quando è andata bene). Con l’ordinarietà sbandierata s’è mandato in malora il palazzetto Nervi del Flaminio e lo stadio Flaminio stesso.
I posizionamenti politici a Roma sono molto cambiati da quel 2016 in cui la Raggi, appena insediata, non volle nemmeno ascoltare le ragioni del movimento olimpico (non solo italiano). Il tempo degli slogan è finito.
Giusto, certo, rallegrarsi per l’entusiasmo a gocce che gli sportivi proveranno vedendo correre, calciare, saltare o nuotare nei prossimi anni, sperando di uscire presto dall’incubo Covid. Ovvio provare a mettere sotto i riflettori i tuffatori sullo sfondo di Castel Sant’Angelo o i marciatori a Caracalla. Ma quei riflettori saranno flebile succedaneo di quelli olimpici. E Roma un evento collaterale del flusso della Grande Storia.
P.S. Aggiungiamo sommessamente - da cittadini interpreti dello spirito sportivo quotidiano che si alimenta del day-by-day di Roma e Lazio - che gli Europei d’atletica piomberanno sull’Olimpico a fine agosto e quindi all’inizio della stagione calcistica 2024-2025. Vogliamo scommettere che molti avranno da ridire?Bene. Anche gli Europei di atletica, quelli del 2024, si svolgeranno a Roma. Dopo quelli di calcio che vedranno proprio Roma (chissà in che modo, per via del Covid) protagonista nel 2021. 
Dopo verrà la rassegna continentale del nuoto, in programma nel 2022, così come i mondiali di beach volley. Poi nel 2023 la Ryder Cup sul green di Guidonia. Sembra un’olimpiade. A rate, però. Parcellizzata, omeopaticamente somministrata agli appassionati di sport. Con un impatto minimo sul rilancio della Capitale d’Italia. E senza i circa due miliardi di dollari che il Cio garantiva alla città vincitrice di una contesa che, allora, sembrava fatta per riaccendere la fiamma di Olimpia nello stadio che ospitò i Giochi – dicono- più belli di sempre, quelli del 1960.
Non andate dietro agli sbandieratori di specchietti, la rassegna di atletica – per chi ne sa e se ne intende – farà scontare a Roma, nel 2024, il difetto di fabbrica di arrivare dopo due settimane dalle olimpiadi europee di Parigi (quelle a cui la sindaca Raggi disse pervicacemente no, lo ricorderete). Con atleti che il massimo l’avranno – bontà loro – dato proprio per inseguire una medaglia olimpica.
Usciamo però dal tema del rimpianto preventivo, con l’analisi: essere capitale olimpica per le due settimane di gare significa – ovunque questi Giochi si svolgano – rappresentare il centro del mondo. Essere notizia da prima pagina per la Bulgaria e le Isole Tonga. Vivere, sicuramente con passione (i romani, da questo punto di vista, non tradiscono mai), un europeo di atletica, anche se si andrà a lanciare il peso dentro il Colosseo, regalerà lo spazio dovuto solo nelle pagine sportive europee.
La sindaca Raggi, ieri, twittava ricordando che ora la città se li può permettere gli Europei d’atletica del 2024. La verità è che – pur con i mille problemi di questi tempi amari – il Recovery Plan romano poteva partire molto prima con i due miliardi di dollari garantiti dal Cio. 
Questa città fatica tremendamente a tornare protagonista mondiale; cattura l’attenzione solo per monumenti e vestigia consegnateci secoli, millenni fa. Un evento come quello a cinque cerchi giustificava interventi sulla città e sui suoi servizi che si attendono da decenni; il 21 settembre 2016 la sindaca Raggi rinviava ad una capacità di governo ordinario che – per dirla con gli sportivi – è stato finora un eterno 0-0 (quando è andata bene). Con l’ordinarietà sbandierata s’è mandato in malora il palazzetto Nervi del Flaminio e lo stadio Flaminio stesso.
I posizionamenti politici a Roma sono molto cambiati da quel 2016 in cui la Raggi, appena insediata, non volle nemmeno ascoltare le ragioni del movimento olimpico (non solo italiano). Il tempo degli slogan è finito.
Giusto, certo, rallegrarsi per l’entusiasmo a gocce che gli sportivi proveranno vedendo correre, calciare, saltare o nuotare nei prossimi anni, sperando di uscire presto dall’incubo Covid. Ovvio provare a mettere sotto i riflettori i tuffatori sullo sfondo di Castel Sant’Angelo o i marciatori a Caracalla. Ma quei riflettori saranno flebile succedaneo di quelli olimpici. E Roma un evento collaterale del flusso della Grande Storia.
P.S.

Aggiungiamo sommessamente - da cittadini interpreti dello spirito sportivo quotidiano che si alimenta del day-by-day di Roma e Lazio - che gli Europei d’atletica piomberanno sull’Olimpico a fine agosto e quindi all’inizio della stagione calcistica 2024-2025. Vogliamo scommettere che molti avranno da ridire?

© RIPRODUZIONE RISERVATA