C’è un altro delicato dossier del quale il nuovo governo si dovrà necessariamente occupare. Certo, non è urgente come il caro-bollette o la legge di Bilancio. Influenza però aspetti strategici come i cambiamenti climatici, l’innalzamento della temperatura e la qualità dell’aria nelle nostre città. Tutti temi che, prima delle recenti emergenze, erano in testa alla lista delle priorità. Non solo nazionali, ma anche europee e, addirittura, globali. In più ha ricadute economiche e sociali tutt’altro che trascurabili perché riguarda un comparto che può valere punti di Pil ed incide sul modo di vivere della gente che, giustamente, considera la mobilità un “diritto inalienabile”.
L’auto e dintorni nell’ultimo secolo ha sempre avuto un posto al sole nella vita del nostro Paese e bisogna trattarla con il rispetto che merita se vogliamo continuare ad avere un livello di quotidianità abbastanza elevato. Negli ultimi anni gli esecutivi non hanno avuto modo di dedicarvi troppe attenzioni. L’ultimo treno però sta passando e, se vogliamo evitare di allargare troppo la forbice con Paesi concorrenti, non possiamo ignorare che il tempo si è fatto stretto se si vuole prendere il dossier per le corna. Il ragionamento è semplice e non sfiora le ultime, sterili, polemiche sul futuro che verrà. Neanche i petrolieri più conservatori ormai osano negare che il domani sarà dei veicoli elettrici. I costruttori solo su questi stanno investendo e lavorando, semplicemente perché sono uno step più avanzato nello scenario del progresso. I motori termici hanno scalzato quelli a vapore; e quelli ad elettroni sono pronti a dominare. Quando avverrà il passaggio di testimone in modo totale non si sa, ma è sicuro che accadrà. Il divieto di vendita dal 2035 nell’Unione Europea, approvato all’unanimità dal Consiglio di tutti i Paesi dopo il via libera della Commissione e del Parlamento di Strasburgo, è solo un passaggio. Anche se fosse stato accolto l’emendamento proposto da alcuni Paesi (fra cui l’Italia) sarebbe cambiato meno di nulla. Per la grande industria non c’è nessuna differenza se un mercato non esiste più o ha una deroga, marginale e temporanea, solo per il 10% delle vendite. Per questo quasi tutti i costruttori hanno annunciato che dopo il 2030 non avranno più in listino vetture con propulsore a scoppio. Ma occuparsi di aspetti marginali che riguardano il prossimo decennio è un aspetto puramente accademico, conviene perciò restare con i piedi per terra e parlare di quello che è già accaduto, magari valutando quanto è accaduto tra gennaio e agosto di quest’anno. Cose che incidono sull’ambiente e la salute: girare lo sguardo dall’altra parte sarebbe una grave mancanza di sensibilità, oltre che dannoso per la nostra economia.